La varietà dei personaggi che contraddistingue il mondo magico di Harry Potter dà al lettore la possibilità di riflettere su molti aspetti della vita: sentimenti e passioni s’intrecciano e danno vita ad un racconto che, partendo dal centralissimo scontro vita-morte, si dirama in tanti rivoli, andando così a delineare la complessa fisionomia del mondo di Hogwarts che nasconde, tra le sue pieghe magiche, spazi della nostra realtà.
Neville Longbottom e Luna Lovegood sono esempi di quanto appena detto: l’Autrice ha infatti ideato due personaggi che sembrano essere i “fuori luogo” per eccellenza. Il primo, timido e introverso, sin dalle prime pagine del romanzo dà l’impressione di non aver alcun peso specifico; il secondo, che appare nel quinto capitolo della saga, è la personificazione della stranezza che è tutto dire dato che ci troviamo nel mondo magico di Hogwarts. In realtà, una lettura attenta mostra sin dalla loro prima comparsa che questo “essere fuori luogo” non corrisponde alla realtà.
«Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo, Neville Longbottom, che, lungo il percorso verso lo sgabello, cadde. Con lui, il cappello impiegò molto tempo a decidere. Quando finalmente gridò “GRIFONDORO”, Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette tornare indietro di corsa per consegnarlo» (I, 124).
La pagina descrive una scena imbarazzante, una scena che racconta l’esperienza di tante persone che, per timidezza e scarsa fiducia nelle proprie capacità, si muovono spesso con fare goffo e indeciso. Tuttavia, il Cappello Parlante ci fa capire che c’è qualcosa di unico anche in Neville: Grifondoro è difatti la casa dei coraggiosi, e questo suggerisce che, in cuor suo, Neville sa di appartenere non al mondo goffo poc’anzi descritto. Più avanti, gli scrosci di risa saranno, difatti, sostituiti da parole di meritata stima e dal calore di una sincera amicizia di molti. Già alla fine del primo capitolo, Silente sottolinea il grande coraggio di Neville per aver saputo «affrontare gli amici» (I, 297) cosa che richiede una grande forza d’animo per una persona come lui, ma è nell’ultimo capitolo della saga che il Nostro riesce a mostrare tutte le sue potenzialità inespresse quando uccide Nagini, il serpente di Voldemort, con la spada di Godric Grifondoro, poco dopo aver rifiutato di unirsi al Signore oscuro:
«E anche Neville si mosse: con un solo, rapido, fluido gesto si liberò della Maledizione Petrificus; il Cappello in fiamme gli cadde dalla testa e lui ne estrasse qualcosa di argenteo, con l’impugnatura sfavillante di rubini. Il sibilo della lama d’argento non si sentì sopra il ruggito della folla, il rimbombo dei giganti che cozzavano, la carica dei centauri, eppure attirò a sé gli sguardi di tutti. Con un solo colpo, Neville mozzò la testa dell’enorme serpente, che roteò alta nell’aria, scintillante nella luce che veniva dalla Sala d’Ingresso. La bocca di Voldemort si spalancò in un urlo di rabbia che nessuno riuscì a sentire, e il corpo del serpente cadde con un tonfo ai suoi piedi» (VII, 634-35).
Una pagina splendida e ricca di suggestioni che dà un senso nuovo al grido “GRIFONDORO” del Cappello Parlante.
Un alto personaggio “fuori luogo” è Luna Lovegood. Descritta come strana e, appunto, luna-tica, Lovegood ha una forte personalità e una spiccata creatività che le permettono di essere protagonista dei principali scontri della saga. Come dicevo poco sopra, l’inizio rivela – dietro l’apparente stranezza – qualcosa del personaggio, mettendo in risalto aspetti utili al raggiungimento dello scopo:
«La ragazza vicino al finestrino alzò lo sguardo. Aveva capelli disordinati, lunghi fino alla vita, di un biondo sporco, sopracciglia molto pallide e occhi sporgenti che le conferivano un’espressione di perenne sorpresa. Harry capì all’istante perché Neville aveva deciso di passare oltre quello scompartimento. La ragazza dava la netta sensazione di essere completamente tocca. Forse era la bacchetta che si era infilata dietro l’orecchio sinistro, o la collana di tappi di Burrobirra che indossava, o la rivista che stava leggendo a rovescio» (V, 198).
Una ragazza da evitare perché stramba, con la testa tra le nuvole, ma – come Neville – con delle potenzialità inespresse. È la sua creatività e la sua curiosità, per esempio, che permettono di uscire dall’impasse in cui si trovano i nostri protagonisti quasi alla fine del quinto volume della saga: avendo necessità di raggiungere Londra volando, Luna ha l’idea geniale di volare con i Thestral, creature fantastiche che possono essere viste solo da chi ha fatto esperienza della morte.
«“E va bene, non ha importanza, comunque” disse scoraggiato. “Tanto non sappiamo come arrivare a Londra…”. “Mi pareva che questo punto fosse risolto” lo interruppe Luna con la sua calma esasperante. “Volando!”. “Senti” disse Ron, controllandosi a stento, “forse tu sei capace di volare senza una scopa, ma noi non possiamo farci spuntare le ali…”. “Si possono usare altri mezzi, oltre alla scopa” replicò tranquilla Luna. “Sì, magari il Riccio Cornuto o come diavolo si chiama!” sbottò Ron. “Il Ricciocorno Schiattoso non vola” rispose Luna con tutta la sua dignità, “ma loro sì, e secondo Hagrid sono abilissimi nel portare a destinazione i loro cavalieri”. Harry si voltò di scatto. Immobili fra gli alberi, gli occhi bianchi che luccicavano spettrali, due Thestral sembravano seguire la conversazione come se capissero ogni parola. “Sì!” bisbigliò Harry, avanzando verso di loro» (V, 748-49).
Il successo della saga è dovuto anche a questi personaggi: se è vero che il protagonista indiscusso è Harry Potter, è altrettanto vero che le pagine raccontano la vita di tanti altri personaggi che hanno permesso di declinare il tema centrale in diversi modi. Questi personaggi, con i loro difetti e le loro imperfezioni, hanno reso possibile a tanti lettori di cogliere aspetti, sfumature di una esperienza di vita ricca e imprevedibile, un’esperienza che ha portato la strana Luna e il timido Neville ad essere co-protagonisti di uno scontro epico, dimostrando che tutti – anche chi appare al mondo goffo, debole o strano – ha qualcosa da dire e, soprattutto, di possedere talenti unici ed eccezionali come unica ed eccezionale è ogni persona.
Giovanni Covino



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