Il mistero del male e la filosofia

L’esperienza che facciamo del nostro “essere liberi” suscita un profondo senso di stupore. Volgendo l’attenzione alla nostra natura, percepiamo la presenza di una misteriosa radice, fonte della nostra “attività” e della nostra “possibilità di..”.

È questo un dato del comune sentire da cui la scienza filosofica parte per elaborare riflessioni su “ciò” che anche nel linguaggio ordinario chiamiamo “libertà”.

L’ultima fatica del prof. Marco Ivaldo, già ordinario di filosofia morale presso l’Università Federico II di Napoli, intitolato Sul male. Kant. Fichte, Schelling, Hegel, propone un’attenta analisi di quanto appena detto: infatti, se il problema – come si evince facilmente dal titolo – è quello del male, esso – come altrettanto facilmente s’intuisce – non può non partire dalla tematizzazione della libertà.

Come spiega l’Autore:

Il male si lascia pensare (comprendere, non spiegare intellettualmente) muovendo dalla libertà, la quale a sua volta è non soltanto un principio morale, anche se lo è, ma è principio trascendentale-pratico e pertanto è principio costituente della realtà essente (SM, 7).

Non possiamo, quindi, accostarci a questo problema se non riflettendo su questa “misteriosa radice” o – per dirla con le parole di Cornelio Fabro – senza riflettere sull’“origine primordiale da cui si diramano le infinite vie del vivere e del sapere”.

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Giovanni Covino

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