Lo scorso lunedì, su Sky Atlantic, è andata in onda la sesta ed ultima puntata della quarta stagione di True Detective, serie tv statunitense creata dallo scrittore e sceneggiatore Nic Pizzolatto. Sin dal suo esordio la creazione di Pizzolato è stata molto apprezzata sia dal pubblico che dalla critica, soprattutto per i temi affrontati e le modalità scelte per parlare degli stessi.

Quest’ultima stagione, sottotitolata Night Country e diretta da Issa López, è ambientata in Alaska. Inizio della notte polare. Protagonista è Elizabeth Danvers (Jodie Foster), capo della polizia locale della cittadina di Ennis, che deve risolvere il mistero della morte di alcuni scienziati, impegnati nelle loro ricerche nella vicina stazione di Tsalal. Gli uomini vengono ritrovati congelati: un unico blocco di ghiaccio dei loro corpi nudi, mescolati alle espressioni di terrore e paura impresse indelebilmente sul viso.
La notte, il freddo, la neve dell’Alaska sono la giusta ambientazione per questa produzione perché questi elementi accompagnano, anzi avvolgono il “viaggio” che Danvers compie, aiutata e supportata da Evangeline Navarro (Kali Reis), in vista della terra promessa della risoluzione del caso. Ma non solo. Le puntate si snodano in modo tale da richiamare altri aspetti misteriosi, con sfumature soprannaturali, provenienti da un recente passato (un caso irrisolto, ma collegato al macabro ritrovamento) oltre che mettere l’accento sullo scontro tra le tradizioni dei nativi di quelle terre e la cosiddetta civiltà. A questo complesso intreccio si aggiungono le storie personali delle due investigatrici protagoniste della vicenda che vanno ad arricchire ulteriormente la trama principale.
La stagione dà l’impressioni che il lavoro di ricerca proceda nella speranza della luce, un waiting for the sun, per sciogliere così i nodi che legano l’animo dei protagonisti e ritrovare finalmente l’equilibrio sia personale che comunitario.
Come nelle precedenti stagioni, i toni sono drammatici, cupi e violenti. Rimane sempre molto sottile la linea che separa la giustizia dall’ingiustizia, il bene dal male, quali regole seguire e quali no. Nonostante alcune puntate presentino una certa lentezza e pesantezza narrative, la serie tv non delude gli amanti del genere e gli estimatori di True detective.
Per concludere: pur apprezzando Night Country (e quindi consigliandola), la stagione che ha aperto questa produzione antologica presenta un’impalcatura concettuale superiore e con i suoi dialoghi sul senso della vita, impregnati di filosofia, resta di gran lunga la prima in tutti i sensi.
Giovanni Covino



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