Il mistero della biblioteca di Oxford, IV.1



IV. 1

Il cielo fuori era diventato grigio e iniziò a cadere la pioggia che, in pochi minuti, divenne martellante. Nella biblioteca l’atmosfera divenne ancora più cupa e il rettore diede ordine di accendere tutte le torce presenti per illuminare le stanze.

Scoto nel frattempo continuava a guardarsi intorno e, di tanto in tanto, volgeva il suo sguardo su qualche confratello. Era assorto nei suoi pensieri come quando era impegnato in una disputa. In quel caso però l’obiettivo non era la risoluzione di una difficoltà, ma trovare il colpevole di un sì tremendo delitto e, di conseguenza, allontanare i sospetti che gli erano piovuti addosso come la pioggia in quel momento. Il rettore interrogava tutti. D’improvviso, Scoto prese la parola.

«Bene, confratelli. Ascoltatemi. Quello che sto per dire non è semplice per me, ma è la verità. E la verità non può essere taciuta una volta conosciuta».

Tutti guardavano Scoto, come se stessero assistendo ad una lezione. Il silenzio calò di colpo nella biblioteca creando un’atmosfera cupa e l’animo dei religiosi lì presenti venne assorbito da un buio angosciante come quando la luce del giorno scompariva per far posto alle tenebre della notte.

«La soluzione, anzi la chiave per comprendere il mistero non sono io. Avete visto che sullo scrittoio c’era un oggetto appuntito e voi miei confratelli avete pensato che fossi io il responsabile dell’accaduto, ma non è così. Sarebbe stato un errore grossolano per un omicida lasciare lo strumento del suo atto qui».

«Ma potrebbe essere stata una dimenticanza o una casualità o un errore dovuto a distrazione…» – disse Adalberto.

«Sì, è vero, ma non è stato così. La verità è che i responsabili sono tre: tu Adalberto, poi Igino e infine il nostro amato rettore».

Tutti sgranarono gli occhi, stupiti da quelle accuse, mentre Scoto fissava con un solo sguardo tutti e tre.

«Ho una grande tristezza nel cuore nel dire questa cosa, ma ho le prove. Adalberto e Igino hanno inscenato una lite per distrarmi e il rettore, nascosto dietro quel muro, ha usato una sarabatana per lanciare questa piccola freccia che è stata immersa in un veleno letale, l’erba sardonia[1]. Questo il motivo dello strano ghigno presente sul volto del nostro caro Filippo. È noto che questo veleno causi degli spasmi e chi muore sotto il suo effetto muore per così dire ridendo. Adalberto e Igino hanno atteso il mio arrivo e mi hanno distratto affinché il rettore potesse compiere il suo terribile gesto caino. E ora guardate, fratelli».

Scoto si avvicinò al rettore e, con un gesto rapido, bloccò le sue braccia. Poi, con tono deciso, ordinò ad uno dei confratelli di sfilare dalla manica del saio l’oggetto che gli altri non avevano notato. Tutti guardavano attoniti quello che stava accadendo sotto i loro occhi. Il confratello prese lo strumento che il rettore aveva nascosto e lo mostrò: si trattava proprio di una sarabatana come aveva detto Scoto.

«Ma perché ha fatto questo?» – chiese uno dei confratelli.

«Era semplice invidia. Filippo era sì testardo cari fratelli, ma era un uomo di grande cultura e un uomo saggio e prudente. Era stato scelto come guida di questo prestigioso studio. Allora il nostro attuale rettore ha pensato bene di risolvere il problema in modo così tremendo».

Gli occhi dei confratelli erano tutti fissi sul rettore che cercava di negare e di giustificarsi. Nel frattempo, Adalberto e Igino, approfittando del fatto che tutti fossero presi dalle parole di Scoto sulle azioni del rettore, cercarono di scappare, ma due confratelli, lesti e decisi, si avventarono su di loro e li afferrarono come dei sacchi pieni e li bloccarono.

IV. 2

Lunedì, 25 marzo 1308

«…e così – concluse Scoto – quel caso venne risolto e i nostri confratelli consegnati alla giustizia».

«Maestro – chiese lo studente – come si è accorto della presenza della sarabatana?» [continua].

Giovanni Covino

Un pensiero su “Il mistero della biblioteca di Oxford, IV.1

  1. Pingback: Il mistero della biblioteca di Oxford, IV.2-V | Briciole filosofiche

Lascia un commento