Stanze gotiche. Un’indagine del commissario Salaris, X

X.

Il commissario rientrò nel suo appartamento. Si sentiva in una casa diversa. Non era più la sua casa. Non c’era nulla di suo. Tutto era stato strappato via, reciso con una crudeltà inaudita. Era come aver messo un coltello in una tela. Entrò nel suo studio. Passo lento, fiato spezzato. Le foto nelle cornici parlavano di un tempo che ormai non c’era più.



Sulla scrivania, un libro aperto dalla settimana precedente. Non aveva avuto, in quei giorni, il tempo e la forza di chiuderlo. Era il libro preferito del piccolo Tommaso, Harry Potter e la Pietra Filosofale. Ogni sera leggeva e rileggeva lo stesso capitolo. Ogni sera chiedeva e richiedeva la stessa cosa:

«Papà, ma sono speciale anch’io come Harry anche se non ho la cicatrice lampo?».

«Certo – diceva Salaris – ogni bambino ha la sua cicatrice. In alcuni si vede, in altri no. Ricordi il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo, Neville Longbottom.

«Sì, ricordo che tutti ridono di lui…».

«Esatto, ma anche lui aveva la sua cicatrice…nessuno la vedeva, ma Neville alla fine è stato un eroe che ha aiutato Harry a sconfiggere il male».

«Sì sconfigge Foldemorrrt…».

Il piccolo sorrideva. E Salaris continuava la sua lettura. L’ennesima volta, sempre la prima. Ora quel testo continua ad essere lì davanti. Il commissario si avvicinò. Stava per chiudere il testo, poi decise di rileggere qualche pagina. Arrivò quasi alla fine e si fermò sulle parole di Albus Silente:

In fin dei conti – leggeva – per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.

Erano parole rivolte ad un giovane Harry al termine della sua prima esperienza. Il commissario chiuse il libro e iniziò a pensare alle domande che avrebbe posto il piccolo Tommaso e come lui avrebbe potuto spiegarle. Aprì il suo taccuino e cominciò a scrivere.

Giovanni Covino

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.