Fides et Ratio. La riflessione di Benedetto XVI

Ricevo e pubblico volentieri questo contributo sul rapporto fede-ragione in Benedetto XVI che va ad arricchire l’omonima sezione del mio sito web.

L’Autore, Giuseppe Lubrino (1990), è un docente di religione e studioso del pensiero di Joseph Ratzinger. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose e attualmente insegna a Torre Annunziata. Collabora con diverse riviste culturali e teologiche e ha già pubblicato tre libri: Introduzione al pensiero di Joseph Ratzinger: una paideia cristiana (2023), In cammino per la Quaresima con Benedetto XVI (2025) e Giovani, Fede e Identità: Un Percorso di Crescita con Benedetto XVI (2025).

Buona lettura [Giovanni Covino].


Benedetto XVI (1927–2022) è stato uno dei teologi più importanti del secolo scorso. Tra i punti cardine della sua speculazione accademica e pastorale – oltre alla centralità della questione educativa – emerge con forza l’esigenza e il tentativo instancabile di promuovere il dialogo tra fede e ragione, con lo scopo di offrire all’uomo contemporaneo una visione della fede precisa, credibile e autentica.

Ratzinger è stato un baluardo nella ricerca e nell’approfondimento della verità della fede cattolica. Ha cercato di instaurare un proficuo dialogo tra la verità bimillenaria del cattolicesimo e le istanze della cultura moderna e contemporanea. Talvolta, questo suo premuroso tentativo è stato frainteso e ha generato numerose e, in taluni casi, pesanti critiche: è stato definito “oscurantista”, per fare solo un esempio, dal noto filosofo Paolo Flores d’Arcais. Tuttavia, tale “valutazione” è più il risultato di una posizione ideologica che di una disamina imparziale e priva di pregiudizi. Si legga quanto afferma Benedetto XVI:

«Gesù Cristo è e rimane il Signore di tutta la creazione e di tutta la storia: “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui… e tutte sussistono in Lui” (Col 1,16–17). Perciò il dialogo tra fede e ragione, se condotto con sincerità e rigore, offre la possibilità di percepire, in modo più efficace e convincente, la ragionevolezza della fede in Dio – non in un Dio qualsiasi, ma in quel Dio che si è rivelato in Gesù Cristo – e altresì di mostrare che nello stesso Gesù Cristo si trova il compimento di ogni autentica aspirazione umana» (Discorso ai partecipanti al Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma, 5 giugno 2006)

La visione teologica di Joseph Ratzinger è essenzialmente cristocentrica ed ecclesiologica. Egli ha sempre fondato le sue argomentazioni su basi bibliche, patristiche e liturgiche, sottolineando l’elemento razionale della fede: Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (cf. 1Pt 3,15).

Nella prospettiva ratzingeriana, la ragione è propedeutica alla fede: là dove la fede risulta incomprensibile, la ragione umana può e deve mostrarne la ragionevolezza; parimenti, dove la ragione giunge ai suoi limiti, può attingere dalla fede supporto e autorevolezza.

Emerge, così, un rapporto tra fides et ratio dinamico e complementare. Questo dinamismo può illuminare e chiarire, favorendo una comprensione più ampia del mistero della vita umana. Con tale intento, Ratzinger accoglieva l’eredità del suo predecessore, San Giovanni Paolo II che, nel 1998, scrisse la celebre enciclica Fides et Ratio, nella quale si trova l’emblematica immagine delle “ali del pensiero umano”:

«La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui, perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso.» (cfr. Es 33,18; Sal 27 [26], 8–9; 63 [62], 2–3; Gv 14,8; 1 Gv 3,2).

Su questa stessa linea, durante il suo pontificato (2005–2013), Benedetto XVI ha compiuto uno sforzo immane per mettere in evidenza l’importanza di mantenere in sinergia questi due fondamentali elementi del vivere umano. Seguendo le orme di Sant’Agostino – per lui punto di riferimento essenziale – ha sottolineato quanto sia indispensabile, oggi più che mai, credere per comprendere e comprendere per credere.

Ratzinger ha tentato di ricucire il rapporto tra fede e ragione che lo spirito della modernità aveva spezzato, assolutizzando e riducendo la ricerca scientifica al solo metodo galileiano dell’esperimento empirico-matematico. Egli non ha attaccato la cultura moderna – come molti falsamente affermano – ma ha rilanciato il dialogo, cercando di offrirgli un orizzonte più profondo e ampio, che non si fermi al solo visibile e tangibile, ma che “vada oltre”, penetrando la complessità del mistero dell’esistenza umana e della realtà.

Sulla base di queste acquisizioni, si comprende perché Ratzinger abbia criticato il relativismo e il conseguente materialismo filosofico, secondo cui non esisterebbe una realtà e una verità oggettiva, e, di conseguenza, una visione definita dell’uomo, con valori e principi etici stabili.

In questa luce, acquista particolare rilevanza la lectio magistralis di Ratzinger a Ratisbona nel 2006, ancora oggi di grande attualità: Tutto ciò che non è secondo ragione è contrario alla natura di Dio. Questa affermazione emerge nel contesto della sua riflessione sul proficuo dialogo tra filosofia greca e pensiero biblico, da cui nacque quel “ponte” culturale che gettò le basi della civiltà occidentale.

Benedetto XVI ha insegnato che questo “dialogo” è l’unica via percorribile affinché l’essere umano possa affrontare le sfide della società contemporanea. Relativismo e materialismo hanno proclamato la “morte di Dio”, ma non sono stati capaci di offrire all’uomo una bussola con cui orientarsi nei meandri della vita. Da qui nasce l’esigenza di riscoprire, nella religione in dialogo con la scienza, una bussola capace di evitare l’autodistruzione dell’umanità.

Basti pensare all’urgenza di un’etica condivisa nell’uso delle nuove tecnologie – come l’intelligenza artificiale – e all’impegno per la pace, in un mondo segnato da conflitti sempre più globali. Per Ratzinger, il rischio è alto: una fede sganciata dalla ragione sfocia nel fondamentalismo; una ragione che rinnega la fede si impoverisce, diventando insufficiente per comprendere la profondità del cuore umano. Le ideologie totalitarie del secolo scorso hanno mostrato quali devastazioni possono derivare dall’emarginare la dimensione spirituale dell’uomo. Pertanto, Benedetto XVI ha ribadito che la Chiesa deve promuovere una nuova paideia della fede per traghettare l’umanità del terzo millennio verso orizzonti autenticamente umani.

Giuseppe Lubrino

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.