Il racconto è, naturalmente, frutto di fantasia: ho immaginato un incontro a Londra, casa Marx, per una piacevole serata tra amici che però si trasformerà in un vero e proprio incubo.
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III. Scala reale



Karl continuò la lettura, ma più proseguiva, più il suo volto cangiava: il suo colorito divenne di un bianco cadaverico, le sue mani tremavano, il sudore, freddo, scendeva dalla fronte:

Karl sfogliò altre lettere. Non ricordava nulla di quanto scritto. Arrivò velocemente all’ultima che si chiudeva con le parole.

In quel momento, si girò e vide il volto di Friedrich e Sigmund. Con le lacrime agli occhi, disse:
«Cosa abbiamo fatto?».
«Noi? – disse Freud – Noi non abbiamo fatto nulla. Tu cosa hai fatto?».
Ed entrambi scoppiarono in una fragorosa risata. Poi, improvvisamente i due, con uno sguardo iniettato di sangue, si gettarono su Marx.
Parigi, 15 febbraio 1965
«Nooooo» – urlò Paul alzandosi dal letto, tutto sudato.
«Cosa è successo?» – chiese la moglie.
«Niente. Ho fatto un altro incubo».

«Di nuovo? Cosa è successo questa volta?» – chiese la moglie spazientita.
«Marx, Freud e Nietzsche si incontravano a casa di Marx a Londra per giocare a carte, ma…».
«…ma che?».
«…poi questa partite si sono trasformate in esperimenti sulla tecnica dell’ipnosi…».
«E quindi?».
«In uno di questi esperimenti, Marx, sotto ipnosi, ha massacrato letteralmente il suo maggiordomo, poi è stato brutalmente ucciso da Nietzsche e Freud».
«Senti, mio caro, da quando hai cominciato a scrivere questo tuo libro su “Freud e la filosofia” hai solo incubi. Ho il sospetto che questa tua ricerca sia un male, più che un bene…».
«Cosa hai detto? Non ho capito le ultime parole…».
«Che devi dormire…» – chiosò la donna visibilmente irritata.
«No, no…davvero…»
«Ho il sospetto che questa tua ricerca sia un male!» – disse ancora più spazientita la moglie.
Paul si alzò, ripetendo la parola “sospetto”, “sospetto” e andò alla sua scrivania. Prese un foglio e annotò:
“…questo fatto è indubbiamente vero per la scuola del sospetto. La dominano tre maestri che in apparenza si escludono a vicenda, Marx, Nietzsche e Freud…Se risaliamo alla loro intenzione comune, troviamo in essa la decisione di considerare innanzitutto la coscienza nel suo insieme come coscienza ‘falsa’ ”[1].
Giovanni Covino
Note al testo:
Le immagini presenti in questo articolo sono state generate con l’IA (MicrosoftBing); la pagina di giornale e le lettere sono state prodotte con Canva (il contenuto naturalmente è del sottoscritto).
[1] P. Ricoeur, Dell’interpretazione. Saggio su Freud, Il Saggiatore, Milano 2002 (originale 1965), pp. 46-49.



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