Della finitezza e altre quisquilie

La nostra vita – dice il Salmo 89 (90) – è «come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca».

Cos’è la vita? Qual è il senso del nostro vivere sulla terra? Sono certamente queste le domande che risuonano nel cuore di ogni uomo, in ogni tempo, e, nel fiume del tempo che scorre, con sempre maggiore frequenza.

Qual è il senso del nostro affannarci? Del nostro accumulare? Dello scrivere? Del leggere? Per alcuni potrebbero essere domande prive di senso, elucubrazioni mentali di filosofi o aspiranti tali, perlopiù disadattati o privi di una qualche inclinazione pratica.

Tuttavia, quando leggiamo con attenzione i versi del salmista, non possiamo – anche se per un solo istante – evitare di riconoscere l’intrinseca verità che essi custodiscono: siamo esseri finiti, limitati che aspirano però ad una vita piena e duratura.

Un barlume di infinito nel fluire della vanità dei giorni. Ecco ciò che cerchiamo.

Giovanni Covino


Immagine di copertina generata con IA (Microsoft Bing Image Creator).

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.