Le ombre del benessere: la società signorile di massa secondo Ricolfi

Il saggio La società signorile di massa (La nave di Teseo, Milano 2019, ottava edizione 2021) di Luca Ricolfi ha lo scopo di illustrare e difendere la tesi secondo la quale «l’Italia non è una società del benessere afflitta da alcune imperfezioni, in via più o meno di rapido riassorbimento, ma è un tipo nuovo, forse unico, di configurazione sociale. La chiamerò “società signorile di massa” […]» (p. 20). Questa tesi è presentata dal sociologo non solo attraverso una chiara analisi dell’Italia, ma anche con dati e tabelle, andando così a delineare un ritratto chiaro e, al tempo stesso, spietato del Belpaese.

Che cos’è la società signorile di massa?

Nelle pagine iniziali Ricolfi afferma: «per società signorile di massa intendo una società opulenta in cui l’economia non cresce più e i cittadini che accedono al surplus senza lavorare sono più numerosi dei cittadini che lavorano» (p. 21). Da questa definizione – che viene analizzata in tutte le sue componenti fondamentali nel primo capitolo –, il sociologo parte e, con il sostegno dei dati di cui sopra, analizza – nel capitolo secondo – i tre pilastri fondamentali di questa realtà:

1) L’enorme ricchezza accumulata nel secondo dopoguerra: per Ricolfi si tratta di «ricchezza, reale e finanziaria, accumulata da due generazioni: la generazione di quelli che hanno “fatto la guerra” e la generazione di quelli che non ne hanno mai visto una» (p. 47);

2) La distruzione del sistema scolastico con abbassamento degli standard dell’istruzione e l’inflazione dei titoli: questo ha generato rallentamento della produttività, riduzione della mobilità sociale e frustrazione collettiva (cfr. pp. 56 ss.);

3) La presenza di una infrastruttura paraschiavistica: questo è uno degli elementi più provocatori della tesi di Ricolfi che rifugge l’ipocrisia delle cosiddette politiche di inclusione e chiama le cose con il proprio nome (cfr. pp. 71 ss.).

La descrizione dei tre pilastri è seguita dalla illustrazione – in due capitoli molto densi e ricchi di spunti di riflessione – della fenomenologia del consumo signorile (cfr. pp. 87 ss.) e della forma mentis della società signorile di massa (cfr. pp. 133 ss.).

L’ultimo capitolo, Il futuro della società signorile di massa (cfr. pp. 181 ss.), si chiede se il sistema appena descritto possa essere riferito solo all’Italia: secondo Ricolfi, nel panorama attuale (anche se il libro ha già qualche anno e sappiamo come cambino rapidamente le cose) solo il nostro paese presenta i tratti fondamentali, precedentemente descritti, della società signorile di massa. Molti sono i paesi candidati a compiere il passo verso questo status, ma per il momento l’Italia resta un unicum.

Quale sociologo, l’Autore si propone di presentare i dati e le sue analisi senza alcun giudizio morale, ma emergono da questo ritratto aspetti che il lettore comune o lo studioso di altre discipline non può non considerare sub specie moralitatis, in modo particolare quando Ricolfi illustra le “ombre” della cosiddetta società del benessere soffermandosi sull’ideologia del consumo qui ed ora, sul rifiuto del sacrificio, sul concetto stesso di lavoro.

In definitiva, un saggio come quello di Ricolfi, non deve essere letto – almeno secondo la mia prospettiva – solo come un insieme di dati, ma come un ritratto da osservare attentamente per comprendere come illuminare le zone d’ombra e non soccombere ad una sorta di apatia segno di vuoto esistenziale.

Questo perché «il lavoro porta su di sé un particolare segno dell’uomo e dell’umanità, il segno di una persona operante in una comunità di persone; e questo segno determina la sua qualifica interiore e costituisce, in un certo senso, la stessa sua natura» (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 1).

Giovanni Covino


Le immagini sono prodotte tramite IA.

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.