Il gatto di Feynman. Delitto a Los Alamos, II: La Cassaforte (parte 2)

Richard P. Feynman (1918-1988) è stato uno dei più brillanti fisici del XX secolo e premio Nobel per la Fisica nel 1965.

Durante la Seconda guerra mondiale fu tra i giovani scienziati chiamati a lavorare a Los Alamos nel cuore del segretissimo Progetto Manhattan. In quel luogo isolato del Nuovo Messico…continua a leggere la nota introduttiva.

Se non hai letto il primo capitolo segui il link: Bonghi a Los Alamos.

Se non hai letto la prima parte del secondo capitolo segui il link: La cassaforte, parte 1.


II. La Cassaforte, parte 2

Feynman tirò fuori dalla cassaforte un diario di pelle marrone scura, tenuto fermo da un elastico nero. Era freddo al tatto e gli provocò un brivido.

Sfogliando le pagine, notò che gli appunti di matematica si intrecciavano con i racconti delle giornate trascorse a Los Alamos.

«Ma come hai fatto, Richard?» – chiese Lucy, rompendo il silenzio che si era creato.

«Hans – rispose Feynman – aveva due passioni: l’isotopo dell’uranio, il 235, e il pi greco, 3,14…»

«Perciò 2-35-3-14».

«Esatto. Sai, gli scienziati pensano di essere misteriosi, più intelligenti degli altri, ma basta poco per scoprire i loro segreti» – chiosò il fisico con un sorriso ironico e velato di nostalgia.

I due cominciarono a leggere. Non c’era nulla di particolarmente interessante, se non il riferimento, quasi sempre ironico, ai bonghi del suo amico.


Giorno 18

Le giornate procedono come sempre. Le ricerche pure. Richard è davvero un genio. Non so però come faccia a suonare. Bongo e fisica: questo è Richard. Il bongo di Richard è la chiave per sopportare questa situazione. È un vero istrione.


Richard e Lucy sorrisero leggendo quelle parole.

Il diario presentava alla fine una sorta di tasca. All’interno, Feynman e Lucy trovarono quello che speravano: la seconda parte della storia.

Lucy prese del nastro adesivo trasparente e mise insieme i due pezzi.

Feynman si lasciò cadere sulla poltrona. Era pensieroso.

«Cosa credi abbia voluto dire con questa storia?» – chiese Lucy.

«Ci sto pensando. Riflettiamo su quello che abbiamo».

«Allora, Richard quasi in ogni pagina ci sei tu. La tua leggerezza lo colpiva. Mi diceva sempre che ti invidiava».

Richard sorrise, poi disse: «Sì, è vero. E anche la storia sembra far riferimento a questo mio modo di fare».

«Sì, ad essere sincera non mi ha mai parlato di un circo. È una storia strana…».

Feynman aggrottò la fronte. Poi esclamò: «Ma certo, certo, certo».

«Cosa?» – chiese Lucy.

«Quelle lettere sul costume…sì deve essere così…».

«Ma cosa?» – ripeté la donna leggermente spazientita.

«Avrà sicuramente usato il cifrario di Vigenère, ma per decifrare il messaggio dobbiamo trovare la chiave. Vedi il cifrario di Vigenère è un metodo di crittografia classica risalente al XVI secolo».

«E a cosa serve?».

«Serve a cifrare un testo usando una parola chiave. È una variante più complessa del cifrario di Cesare».

«Ah…» – disse stupita la donna.

«Dobbiamo trovare la chiave».

«Senti Richard, l’unica cosa che mi viene in mente ora sono i tuoi bonghi. Sei ovunque tu e quei tuoi maledetti strumenti».

«Ma certo Lucy, i bonghi…BONGO è la parola chiave».

Feynman prese un foglio e iniziò a scrivere, mentre Lucy, stupita, guardava.

«La chiave è BONGO».

«Quindi?» – chiese Lucy.

«Allora ogni lettera corrisponde ad un numero. Si parte da A = 0  per arrivare a Z = 25. Per decifrare il messaggio dobbiamo applicare la formula inversa».

Feynman prese il foglio e iniziò a scrivere.

«Alle lettere del messaggio cifrato dobbiamo far corrispondere le lettere della parola chiave. Ad ogni lettera corrisponde un numero».

Feynman disegnò con cura una tabella.

«Vedi, a ogni lettera corrisponde un numero. Per cifrare un messaggio devi sommare il numero corrispondente alla lettera del messaggio al numero corrispondente alla lettera della parola chiave. Per decifrare il messaggio facciamo il procedimento inverso: sottraiamo al numero corrispondente alla lettera del messaggio cifrato il numero corrispondente alla parola chiave».

«In questo caso quindi J-B, quindi 9-1. Giusto?».

«Esatto».

«Abbiamo quindi…» – Feynman tracciò una linea sotto la tabella e scrisse.

8-11-6-0-19-19-14-4-11-0-2-7-8-0-21-4

«Vediamo le lettere corrispondenti».

«Allora – disse Lucy – abbiamo 8 che corrisponde ad I, poi 11…».

«L» – disse Feynman.

«6 è G».

In pochi minuti decifrarono il messaggio.

Feynman guardò Lucy.

Poi, si alzò.

Giovanni Covino


Capitolo III, Il gatto di Feynman

Risposte

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