Ai limiti del deserto.
Ai limiti del tempo.
Ai limiti della vita.
Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati è il racconto del limite. Innanzitutto del limite quale elemento strutturale della nostra stessa esistenza; in secondo luogo, del limite quale struttura che noi stessi costruiamo: limite come gabbia.
Se la consapevolezza del primo limite è segno di saggezza, inizio di una profonda riflessione sul senso, la presenza del secondo, quale artificiale costruzione soggettiva, è segno di miseria morale e spirituale. «Il grave – si legge ad un certo punto – è che lui non sente più voglia…». Il desiderio si spegne, come un piccolo lume al vento.
Il racconto del limite diviene quindi racconto del tempo che scorre senza alcun senso, il racconto di un’attesa che si tramuta in apatia.
Così, tra le mura di una Fortezza, simbolo di tutti i limiti artificiali che costruiamo illudendo noi stessi, Buzzati tocca il nerbo della nostra esistenza e ci aiuta a riflettere su cosa sia il vivere.
Giovanni Covino



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