Educare alla consapevolezza: le ragioni del cuore

Ricevo e pubblico volentieri questo contributo sull’educazione del collega Giuseppe Lubrino che analizza il tema alla luce di un recente prodotto cinematografico. Come emerge dal testo, noi tutti viviamo in un’epoca in cui si insegna a vincere più che a comprendere, a performare più che a sentire. Eppure, come ricordava Pascal, il cuore possiede una sua intelligenza, capace di orientare le scelte. Educare al cuore significa, dunque, restituire all’esperienza umana la sua profondità, quella che né l’algoritmo né la valutazione standardizzata possono misurare. È da qui che occorre ripartire: dall’ascolto delle emozioni, dal riconoscimento dei propri limiti e dal coraggio di relazioni sane.

L’Autore, Giuseppe Lubrino (1990), è un docente di religione e studioso del pensiero di Joseph Ratzinger. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose e attualmente insegna a Torre Annunziata. Collabora con diverse riviste culturali e teologiche e ha già pubblicato tre libri: Introduzione al pensiero di Joseph Ratzinger: una paideia cristiana (2023), In cammino per la Quaresima con Benedetto XVI (2025) e Giovani, Fede e Identità: Un Percorso di Crescita con Benedetto XVI (2025).

Buona lettura [Giovanni Covino].


“Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”: questo celebre pensiero di Blaise Pascal rappresenta un principio pedagogico che evidenzia la necessità di liberare l’educazione dal vincolo dell’efficienza e della prestazione. È altresì fondamentale promuovere nei giovani studenti l’autostima, anziché incentivare la competizione, che nei discenti più fragili può causare un arresto nel percorso di crescita e maturazione personale, nella responsabilità e nella consapevolezza.

In tale contesto, paradigmatico è il film Mia, disponibile su Netflix, che pone all’attenzione dei telespettatori un tema spesso taciuto e non sufficientemente considerato: quello delle relazioni tossiche. Mia è poco più che una teenager, cresciuta ed educata da genitori uniti e affiatati, in modo responsabile e sano. La ragazza ha una vita sociale attiva: scuola, pallavolo, amiche e un contesto familiare sereno e non disfunzionale. Vive pienamente la sua età.

Tuttavia, appena quindicenne, nella sua vita entra Marco, figlio di un noto imprenditore della Roma bene. Il ragazzo appare sin da subito possessivo e controverso. Man mano che il rapporto tra i due si intensifica, Mia subisce una metamorfosi negativa: Marco la allontana dalle amiche, le impedisce di vestirsi e truccarsi come era solita fare, e la luce e l’entusiasmo che brillavano in lei si affievoliscono fino a spegnersi.

I genitori di Mia, preoccupati per la tossicità della relazione, le tolgono il telefono, le proibiscono di uscire, e il padre ha un acceso confronto con Marco (che culmina in uno schiaffo). Mia, chiusa in casa e depressa, a un certo punto scappa e va via con Marco, che approfitta del momento per persuaderla ad avere con lui un rapporto intimo. Quella stessa sera, la ragazza scopre che Marco conduce una doppia vita: continua a frequentare le sue amicizie, mentre a lei lo proibisce. Traumatizzata e delusa, Mia lo lascia e riprende in mano la sua vita.

Tuttavia, la serenità dura poco: Marco, di nascosto, ha fatto a Mia foto e video del loro rapporto sessuale e, quando capisce di non poterla più manipolare, li diffonde. Tale crudeltà la fa sprofondare in una profonda disperazione e vergogna. Il revenge porn è un crimine! Mia, fragile e disperata, si lancia dal balcone della propria abitazione. Non perde la vita, ma entra in coma.

Questa narrazione evidenzia uno dei problemi più complessi e comuni del mondo adolescenziale odierno: le relazioni tossiche. Come arginare questa situazione critica? È fondamentale, in ambito educativo, promuovere processi ispirati alle competenze sociali, emotive e affettive, per sensibilizzare i discenti sui rischi e i pericoli delle relazioni che non contribuiscono al benessere sociale e psicologico. Il modello biopsicosociale risulta particolarmente adeguato a tale scopo.

Educare al cuore, come suggerisce Pascal, significa, allora, riconoscere che la crescita emotiva è parte integrante della formazione umana. Solo un’educazione che integra mente e cuore può davvero proteggere i giovani dalle insidie dell’amore malato e guidarli verso relazioni sane, libere e consapevoli.

Giuseppe Lubrino

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.