L’eredità longobarda. Un’indagine fuori porta del commissario Salaris, II


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II.

Vittoria sembrava sempre più carica. Le ore passate insieme non l’avevano minimamente fiaccata: continuava con il suo parlare ancora incerto a porre domande a Salaris, a prenderlo per mano, rincorrere e farsi rincorrere. Camminando, l’allegro gruppetto raggiunse uno dei luoghi più cari al commissario: la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Si trattava di uno dei monumenti più importanti e una tappa necessaria durante la visita della città. Le grandi navate, le linee nette e austere, le luci e le ombre dell’interno creavano l’ambiente ideale per dedicare un po’ di spazio all’eterno anelito presente nel cuore di ogni uomo.

Il commissario si diresse con passo solenne verso l’altare, s’inginocchiò e volse il suo sguardo verso il luogo dov’era sepolto sant’Agostino. Il suo era il grido del cuore, mentre la voce del corpo era custodita in religioso silenzio. Dopo qualche minuto si alzò e si diresse verso la cripta. Era quello il suo luogo. Lì, dove erano custodite le spoglie di Severino Boezio, il commissario aveva trascorso molte ore dopo la tragedia che lo aveva colpito. Si sedette e chiuse gli occhi.

«Come va?» – chiese con discrezione e garbo Antonio, poggiando la sua mano sulla spalla destra del commissario.

«Bene, grazie» – rispose Salaris con voce flebile.

Non c’era altro da aggiungere in quel momento. La mano sulla spalla era un gesto semplice, ma con quel gesto il commissario sapeva di poter contare sulla presenza di un amico. Come tre anni prima.

L’estate di quell’anno era come sempre afosa. Tutti nella città di Torino si apprestavano a vivere i propri giorni di meritato riposo. Salaris, invece, era alle prese con un caso spinoso. Le cose si facevano difficili. Nel frattempo Sara, la donna che Salaris aveva conosciuto dieci anni prima, e il piccolo Tommaso fremevano per la partenza. Avrebbero dovuto raggiungere la famiglia di Salaris in Sardegna e trascorrere così qualche settimana di vacanza. Quel giorno maledetto tutto cambiò.

Alle 12:34 il telefonò squillò. Il commissario, quasi colto da un presentimento, trasalì…

«…commissario…» – era l’agente Grieco. «Commissario, sua moglie e suo figlio…presto…venga».

«Cosa Grieco?».

«Sua moglie e suo figlio…sono stati investiti da un’auto…».

Quel giorno il tempo si fermò. Un attimo eterno di dolore che squarciò il cuore del commissario. Come preso da una furia indomabile, si precipitò sul posto. Trovò a terra il piccolo Tommaso privo di vita e la moglie circondata dai medici. Le voci si fecero sempre più indistinte, i rumori divennero solo leggeri brusii, il cielo di un purissimo azzurro si mutò in una tavola plumbea. Il sangue presente sul volto del piccolo si mescolava alle lacrime di paura che aveva senza dubbio avvertito negli attimi tragici dell’incidente.

Di quel giorno restava impresso, perenne, il ricordo di muta tristezza. Come tre anni dopo nella cripta.

Il silenzio venne rotto dall’arrivo di Vittoria che portò fuori il commissario dal buio mesto e triste che aveva riempito quel luogo. Il commissario aveva sperimentato sulla propria pelle il dolore di una vita distrutta. Nonostante ciò sapeva che il sorriso di quella bambina era la speranza, la consolazione che non poteva certo donargli nuovamente il figlio, ma poteva donargli un senso [continua].

Giovanni Covino

Risposta

  1. Avatar L’eredità longobarda. Un’indagine “fuori porta” del commissario Salaris, I – Briciole filosofiche

    […] Antonio era un agente di polizia che operava lì a Pavia da qualche anno. Aveva lasciato il commissariato di Torino dopo aver conosciuto Annalisa, un brillante avvocato della città lombarda. I due decisero di sposarsi nel giro di qualche mese con grande sorpresa del commissario, il quale si trovò in un pochissimo tempo ad essere testimone di nozze dei due e, dopo poco più di un anno, ad essere scelto dalla giovane coppia quale padrino della piccola Vittoria. Nonostante il dispiacere di non aver più a suo fianco un valido agente, Salaris non poteva che essere felice della vita che l’agente Grieco si era costruito, delle scelte fatte, soprattutto perché la distanza non aveva posto fine al loro sodalizio. Anzi, era stata rinforzata dalla presenza di Annalisa e della piccola Vittoria [continua]. […]

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.