Il Napoli di Carlo Ancelotti è un Napoli che si trasforma continuamente. Più volte Il Napolista ha sottolineato questa qualità della squadra del tenente Colombo: si tratta di una qualità che permette di non essere mai pre-visti. Le pre-visioni riguardano solo l’uomo, e il suo vice, che sedie in panchina. Con la sua pacata furbizia, Ancelotti riesce a sorprendere continuamente. Non si tratta, naturalmente, di una dichiarazione di infallibilità del mister; anche lui, come tutti, può sbagliare. Si tratta semplicemente di evidenziare un tratto efficace della squadra che sembra sempre uguale a se stessa, ma che, in realtà, cambia continuamente pelle. È il calcio fluido di cui parla, nelle sue acute analisi tattiche, Alfonso Fasano. È, a mio giudizio, una delle migliori espressioni del calcio moderno.
Si parla di un allenatore che fa del trasformismo una categoria: il fine da raggiungere è sempre lo stesso (la vittoria), ma le strade sono innumerevoli e viene sfruttata ogni singola qualità per raggiungerlo utilitaristicamente. Ancelotti è consapevole dell’imprevedibilità del calcio ed esaspera questa caratteristica nella sua squadra fino all’inverosimile, ma si tratta di una ragionata imprevedibilità. Ciò che muove è sempre il fine, il risultato: al posto di ingabbiare la squadra in schemi concettuali, Ancelotti libera attraverso questa ragionata imprevedibilità.
Il tifoso (me compreso) durante la partita – per la legge di Kolarov – non si accorge della categoria di cui sopra, ma quando, nel post gara, la si va ad analizzare, lo “slancio creativo” – con un paragone ardito potremmo dire «élan vital» – emerge con estrema chiarezza.
Il calcio, in fondo, è una cosa semplice (ma non semplicistica) e come tutte le cose semplici vanno vissute senza snaturarle, ma accompagnando le sue naturali evoluzioni…senza far danni.
Pingback: L’equivoco del modulo. La “ragionata imprevedibilità” del calcio moderno | Briciole filosofiche