Giovanni Duns Scoto nacque a Duns (in Scozia) fra il 1265 e il 1270 e morì nel 1308 a Colonia. Filosofo e teologo, dedicò tutta la sua vita all’insegnamento, prima ad Oxford (1300-1302), poi a Parigi (1305-1307) ed infine a Colonia (nell’ultimo anno di vita). Fu maestro di argomentazioni assai raffinate e di sottili distinzioni, tanto da meritare il titolo di Doctor subtilis.
Giovanni Duns Scoto scrisse di logica, metafisica e teologia. Sono senz’altro da segnalare i commentaria su Aristotele (logica, psicologia e metafisica), quelli su Porfirio (logica) e il Tractatus de primo principio (dove espone le prove filosofiche dell’esistenza di Dio). A queste opere si aggiungono altre importanti dispute e scritti vari oltre che l’importante Ordinatio che rappresenta una sintesi della sua dottrina. Tuttavia, il suo nome – come ha ricordato Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione (20 marzo 1993) – è legato all’ambito teologico, al suo essere «cantore del Verbo Incarnato e difensore dell’Immacolato Concepimento di Maria».
Come accennavo, la sintesi della dottrina del filosofo scozzese la si trova nell’Ordinatio. Qualche anno fa, è stato pubblicato, a cura dello studioso Francesco Fiorentino, il Prologo di quest’opera, in cui sono delineati tutti i temi centrali della speculazione del dottor sottile: dal rapporto teologia-filosofia allo statuto epistemologico della teologia stessa, dalla conoscibilità di Dio al rapporto intelletto-volontà. Le tematiche, come si può facilmente intuire, sono tutte di estremo interesse e il Nostro le ha affrontate seguendo il famoso principio agostiniano «credo ut intelligam, intelligo ut credam». Lo si può vedere leggendo la pagina che apre l’ultima fatica di Duns Scoto con cui concludo questo ritratto del filosofo scozzese, maestro di sottili distinzioni:
«Il primo Principio degli esseri mi conceda di credere, gustare ed esprimere quanto è gradito alla sua maestà e innalza la nostra mente alla contemplazione. Signore, Dio nostro, quando Mosé, tuo servo ti domandò, come a dottore sommamente verace, quale nome avrebbe dovuto darti davanti ai figli di Israele, Tu, sapendo ciò che può conoscere di Te l’intelletto umano, svelandogli il Tuo nome benedetto, hai risposto: Io sono Colui che sono. Tu sei l’essere vero, l’Essere totale. Ecco quello che vorrei comprendere, se fosse possibile. Aiutami, o Signore, a determinare quanto può conoscere dell’essere vero che sei Tu la nostra ragione naturale, cominciando dall’ente che hai detto di essere».
Duns Scoto, De Primo Principio, 1
Giovanni Covino