La prudenza è la prima delle quattro virtù cardinali, è la retta ragione che stabilisce le cose da farsi. I medievali dicevano: «prudentia est auriga virtutum», proprio per evidenziarne l’importanza.
Essa – come spiega Tommaso – porta non solo «a ben deliberare intorno a ciò che interessa tutta la vita di un uomo», ma anche intorno «al fine ultimo della vita umana» (Summa theologiæ, I-II, q. 57, a. 4, ad 3um).
Si comprende quindi perché sia così importante: la scelta di quanto è giusto per raggiungere la propria perfezione spetta proprio a questa virtù. Il linguaggio comune esprime bene questo punto: difatti, prudente è la persona che si comporta valutando bene le situazioni, scegliendo in modo opportuno, accorto ed equilibrato, cercando di calcolare le conseguenze delle proprie azioni ed evitando ciò che è inutile e rischioso.
Questa virtù è molto importante per gli uomini politici che si trovano spesso a deliberare per il bene della società intera. Come dice Dante Alighieri:
«Dalla prudenza vegnono li buoni consigli, li quali conducono sé e altri a buono fine nelle umane cose e operazioni».
Convivio, IV, 27, 6
Giovanni Covino