Solo qualche giorno fa, introducevo l’intervento di Aurelio De Laurentiis a favore del tecnico Carlo Ancelotti con una frase, forse la più celebre, tratta dal film di Francis Ford Coppola, Il Padrino: “I’m going to make him an offer he can’t refuse”.
Avevo pensato – col senno di poi, ingenuamente, lo ammetto – ad un intervento “radicale”: l’offerta, nella mia interpretazione, doveva essere Carlo Ancelotti e la sua idea di calcio (di cui ho parlato su Il Napolista qualche mese fa). L’alternativa lasciare il Napoli. Avevo pensato ad un cambio di rotta della strategia societaria: una rifondazione in grande stile con un grande allenatore o meglio una vera e propria internazionalizzazione. Mi sbagliavo.
Ieri, la cena di Natale ha confermato un sospetto che molti già avevano, cioè la presenza – ingombrante – di quel sentimento nostalgico nato pensando alla bellezza che fu. Il passato è emerso con forza, ha giudicato inadatto il presente e lo ha condizionato a tal punto che, nel giorno della qualificazione (ricordo ancora una volta, qualificazione storica per il Napoli) si è preferito mettere alla porta uno degli allenatori più importanti della storia del calcio. Si è preferito rinunciare ad una grande patrimonio tecnico e cedere alla logica del “tutto e subito” o alla retorica della “macchina perfetta”.
Auguro, ça va sans dire, ogni bene a mister Gattuso che, a scanso di equivoci, stimo tantissimo: stiamo parlando di un allenatore – come ha spiegato bene A. Fasano su Il Napolista – preparato, oltre che di un “motivatore”.
Spero solo che la cena di Natale non si trasformi in una “cena con delitto”.
Giovanni Covino
In copertina un’immagine tratta dal film di P. Sorrentino, La grande bellezza.
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