La tristezza della vita, e le situazioni spesso difficili che ci accompagnano, sono in questi giorni sollevate dalla speranza che viene dal mistero del Natale, il mistero di quel Bambino che «sulla paglia vagisce, e lo scaldano, col loro fiato, il bue e l’asinello» – come scrive Giovannino Guareschi nella sua Favola di Natale.
Ecco la semplicità del Natale, ecco la sua bellezza. Si tratta dello stupore che si prova davanti ad un evento che segna l’ingresso dell’Eterno nel tempo e che solleva la miseria del nostro peccato:
«La Chiesa da venti secoli predica la nascita di Gesù Bambino, ch’è il mistero più dolce, l’immagine più pura, il conforto più grande che l’umanità mai abbia avuto: Dio-uomo. Se è già una cosa grandiosa, incomparabile, insondabile, impenetrabile e inesauribile il mistero di Dio e il mistero dell’uomo, cos’è il mistero dell’Uomo-Dio? È certamente ancora più inesauribile e insondabile, ma è insieme la risoluzione della tensione fra Dio e l’uomo, fra l’Infinito e il finito, fra la Purezza e la nostra miseria del peccato, è “Dio con noi”, è la soluzione di questo mistero, è il conforto ineffabile. Ecco la gioia di noi cristiani oggi».
Cornelio Fabro
Giovanni Covino

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, 1600, olio su tela