Calciosofia. Quando la filosofia incontra il calcio

Partiamo da un fatto: molti filosofi si sono interessati al calcio e hanno amato questo giuoco. Facciamo qualche esempio. Jean Paul Sartre (1905-1980) diceva che «Il calcio è una metafora della vita», cogliendo, forse, in questo gioco l’immagine dello sforzo che ogni uomo fa, nella sua vita, per raggiungere un obiettivo. Un altro filosofo del Novecento, Martin Heidegger (1889-1976), era un vero e proprio calciofilo: da ragazzo fu un’ala sinistra e spesso andava – racconta Hans Gadamer – dal suo vicino di casa per guardare le partite. Il suo giocatore preferito era Franz Beckenbauer.

La famosa partita “filosofica” Germania-Grecia

I giocatori del Napoli e la storia della filosofia

Partiamo dal mister. Possiamo dire che con Gennaro Gattuso passiamo, in pochi mesi, dalla professione epicurea a quella cinica: all’arrivo avrei parlato di un Gattuso Epicuro (341-270 a. C.): Epicuro è noto per la teoria del piacere e possiamo dire che Gattuso si sia dato almeno inizialmente a questa ricerca, alla ricerca del “piacere del gioco”; oggi, invece, parlerei di un Gattuso Diogene, uno dei maggiori esponenti della filosofia cinica (412 – 323 a. C.): estremamente attento al dovere, al lavoro, alle cose essenziali, combattendo “le grandi illusioni dell’umanità”, cioè un Gattuso che bada al sodo e non alla grande nostalgia della bellezza sarriana. Un augurio per mister Gattuso: impostazione cinica con sprazzi di epicureismo.

Il capitano Lorenzo Insigne. È, a dire il vero, un po’ difficile: con Insigne vi è un rapporto di amore-odio. Quando il suo “tiro a giro” finisce alto penso ad Hegel (1770-1831) e alla sua Fenomenologia dello spirito, un’opera notoriamente complicata e difficile da seguire…un po’ come l’ossessione del tiro a giro. Quando, invece, le sue giocate riescono penso a Tommaso d’Aquino (1125-1274), uno dei miei autori preferiti, e alle vette metafisiche raggiunte dal questo pensatore del Medioevo. Come dicevo poc’anzi, odio e amore.

Dries “Ciro” Mertens, invece, è il nostro Henri Bergson (1859-1941). Il concetto più importante di questo filosofo francese è quello di “slancio vitale” (élan vital), cioè “la forza che muove la vita”. In questo momento, Mertens è la forza vitale, lo slancio vitale del Napoli.

Al momento direi che Irving Lozano sia avvicinabile al filosofo Immanuel Kant (1724-1804) o meglio alla teoria della cosa in sé kantiana: sappiamo che c’è, ma non si vede.

Diego Demme è un novello Guglielmo di Ockham (1288-1347): questo teologo e filosofo inglese è famoso per il c.d. “rasoio”, cioè il principio economico dell’eliminazione dei concetti superflui: fare la cosa più semplice. Demme fa proprio questo a centrocampo.

Per concludere mi soffermerei su Kalidou Koulibaly e Kōstas Manōlas. Ad inizio anno, avrei parlato rispettivamente di Platone (V-IV sec., 427-347 a. C.) e Aristotele (IV sec., 388-322 a. C.), le due colonne della storia del pensiero. Al momento, di KK non abbiamo traccia, nemmeno nell’Iperuranio platonico, mentreManōlas è sempre più Aristotele: con i suoi interventi sta diventando un punto fermo come un sillogismo.

Arrivederci alla prossima puntata.

Giovanni Covino


Ecco un mio breve intervento su Radio Marte. Segui il link , poi puntata del 1° marzo di Pallone e Ragù. Ascolta a partire dal minuto 16.

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