Sistema democratico e aristocrazia del pensiero

La parola democrazia deriva dal greco (δημοκρατία) e indica, letteralmente, il “potere del popolo”. Quando usiamo questo vocabolo facciamo riferimento, quindi, ad una forma di governo in cui il “potere” risiede nel “popolo”.

Nella classica divisione, essa si presenta come una delle tre forme positive di governo: la monarchia (governo di uno), l’aristocrazia (governo di pochi) e, appunto, la democrazia (governo di molti). Esse sono forme positive quando mirano al fine del governo stesso: il bene comune. Al contrario, quando il fine non è perseguito degenerano, rispettivamente, in tirannia, oligarchia e demagogia, forme di governo negative.

In età contemporanea, la parola democrazia è “usata” in chiave anti-totalitaria e non solo per l’ambito strettamente politico: le esperienze che hanno contraddistinto il Novecento (in particolare le due guerre mondiali) hanno portato, infatti, ad estenderne l’uso. Così, nel 1958 (a dieci anni dalla promulgazione della Costituzione), si esprimeva il filosofo Norberto Bobbio:

Quando parliamo di democrazia, non ci riferiamo soltanto a un insieme di istituzioni, ma indichiamo anche una generale concezione della vita. Nella democrazia siamo impegnati non soltanto come cittadini aventi certi diritti e certi doveri, ma anche come uomini che debbono ispirarsi a un certo modo di vivere e di comportarsi con se stessi e con gli altri.

Norberto Bobbio, Sulla democrazia.

In questo senso, la democrazia va al di là della mera forma di governo: si presenta come un vero e proprio modus vivendi.

Quanto detto permette di introdurre e spiegare il concetto chiave dell’articolo, concetto espresso dal titolo dello stesso: il sistema democratico e l’aristocrazia del pensiero. Sembra un paradosso, ma non lo è: si tratta di un semplice gioco di parole utile per esprimere quanto segue.

La democrazia, per vivere, necessita dell’aristocrazia del pensiero. È – a mio giudizio – un imprescindibile presupposto del vivere civile e della stessa arte del governare: un “pensiero aristocratico” è, infatti, un pensiero che tende al meglio, cioè un pensiero educato al vero, al bene e al bello.

Oltre alla (giusta) riflessione sulle istituzioni, sui mezzi da usare per governare ecc., il discorso – in modo particolare nelle scuole e nelle famiglie – deve vertere sulla nobiltà del pensiero, con la consapevolezza che la degenerazione dello stesso vuol dire degenerazione della società medesima.

Alcuni presupposti (per approfondire clicca qui), infatti, se eliminati, producono effetti estremamente negativi, anche nei sistemi c.d. democratici; e la “nobiltà del pensiero” è uno di questi presupposti, nobiltà che naturalmente non coincide con un ammasso di conoscenza: in quanto detto non mi riferisco ad una crescita diciamo quantitativa, bensì ad una crescita qualitativa che concerne l’intimo della persona.

Un importate filosofo politico, Francesco Viola, affrontando il tema del cittadino afferma che quando usiamo questa parola dobbiamo riferirci ad una persona, ad un agente morale che accetta la propria libertà e di conseguenza la responsabilità. Precisato ciò, continua:

In una società democratica la cittadinanza precede l’organizzazione politica, così come il corpo politico precede lo Stato. Non è lo Stato a conferire la qualità di cittadini, ma sono i cittadini a dar vita allo Stato. La democrazia, come forma politica, d’altronde, può essere generata solo da una democrazia pre-politica. Un patto sociale richiede già un ordine sociale […].

F. Viola, Identità e comunità. Il senso morale della politica, Milano 1999, pp. 102-103.

Come si può notare anche dalle parole riportate, la logica della presupposizione è importantissima: il discorso propriamente politico ha senso solo se non si escludono la verità e la bontà dell’essere personale e dei rapporti interpersonali, così come se non si escludono quelle verità fondamentali che, solitamente, fanno parte dei c.d. “principi fondamentali”. Vi è, per usare l’espressione di Viola, una “democrazia pre-politica”. Questo – e arrivo così all’attualità –  mostra perché alcune persone non accettano di buon grado la momentanea situazione di isolamento: credo succeda perché – nell’età dei diritti, nell’epoca del senso civico da insegnare in ogni luogo, della cittadinanza attiva e di tanti progetti – abbiamo dimenticato il presupposto di tutto questo: la nobiltà del pensiero, la nobiltà dell’essere persona.

Giovanni Covino


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