Il cammino della scienza è un cammino complesso. Non è per nulla semplice fare ricerca: la filosofa Sofia Vanni Rovighi (1908-1990), in un prezioso libello su La vita intellettuale e le virtù chiamate a sorreggerla, diceva che «la pazienza, condizione preliminare della ricerca del vero, più che non del nuovo, è disposizione ad accettare la fatica dello studio» e aggiungeva che sono necessarie «la fatica nelle ricerche preliminari, delle letture […] spesso noiose, degli appunti e delle schede. Tutto questo vale per gli studiosi di discipline umanistiche; per gli scienziati in senso stretto ci sono le lunghe e accurate sperimentazioni».
Non è semplice tutto questo, e non è semplice per gli studiosi seri e appassionati fare ricerca, quando il mondo di oggi (media, politica, la persona comune) spinge per una rapida risoluzione del problema e per il “tutto subito”. L’accettazione dei nostri limiti è un passo fondamentale per la risoluzione del problema. Per tale ragione credo sia controproducente continuare a proporre soluzioni che poi risulteranno inapplicabili: a questo punto credo che ai cittadini occorrano poche ma solide certezze per ripartire.
Il mondo della scuola, per esempio, si è trovata ad affrontare una situazione inedita (e di certo difficile) che si è tradotta nella cosiddetta DaD: tuttavia, mi chiedo, moltiplicare all’infinito i “contatti virtuali” a cosa serve? Ma, soprattutto, a chi giova? Possiamo parlare di “didattica” in questa situazione? Tutti interrogativi che devono portarci a comprendere quanto la realtà scuola (ma lo stesso discorso possiamo farlo per altre realtà) sia più ricca e quindi più complessa di un click.
Insomma, tra “imbuti” e “immuni”, abbiamo bisogno di una politica non di propaganda, ma fatta di idee “chiare e distinte” per ricordare il buon vecchio Cartesio.
Giovanni Covino