La filosofia, “nocchiere in gran tempesta”. Qualche “briciola” dalle Tusculanæ Disputationes di Cicerone

Tra gli “scritti filosofici” di Marco Tullio Cicerone (106 a. C. – 43 a. C.), merita un rilievo particolare l’opera intitolata Tusculanæ Disputationes. Scritta tra il 45 e il 44, in una delle sue ville a Tuscolo (antica città del Lazio, situata sui Colli Albani, nell’area dei Castelli Romani), l’opera, che si presenta in forma dialogica, è suddivisa in cinque libri: nel I libro Cicerone affronta il tema della morte; nel II il dolore; il III libro parla dei rimedi della tristezza; il IV mostra come sollevare l’animo e lenire i turbamenti; infine, il V libro sofferma la sua attenzione sulla tesi della virtù come via per la felicità.

Il testo, come si può facilmente notare da questa brevissima presentazione, affronta i temi che da sempre “sconvolgono” l’animo umano e si presta quindi ad essere per il lettore (anche di oggi) un “sostegno morale”, un “puntello” che permette all’animo di affrontare la traversie della vita; e questo innanzitutto per l’Autore stesso. Difatti, il testo si conclude con queste parole:

«Quanto questo mio lavoro sarà utile agli altri, non saprei dire; certo è che per i miei acerbissimi dolori e per i fastidi di vario genere che mi assalgono da ogni dove, non si sarebbe potuta trovare nessun’altra consolazione» (V, § 121).

La filosofia, quindi, come “nocchiere in gran tempesta”, guida l’uomo cercando di condurlo verso il sospirato porto della tranquillità e della pace. L’inno del V libro (§ 5) è proprio questo: un’appassionata presentazione della filosofia come liberatrice dei timori che affliggono l’esistenza umana e come guida:

«Ma sia per correggere questo sbaglio sia per tutti gli altri nostri errori e manchevolezze ci si deve rivolgere alla filosofia. E io, che fin da bambino mi ero gettato tra le sue braccia per scelta volontaria e con grande zelo, ora, sconvolto dalla tempesta di queste gravissime vicende, mi sono rifugiato nel medesimo porto da cui mi ero allontanato. Oh filosofia, che sei guida nella vita, che ricerchi la virtù e scacci i vizi! Senza di te, che cosa sarebbe potuto accadere, non dico di me, ma dell’intera esistenza umana?[…] A chi dunque dovremmo rivolgerci per chiedere sostegno se non a te, che ci hai donato la tranquillità della vita […]?»

In questo senso, la ricerca filosofica mostra tutto il suo valore pratico-sapienziale: «l’effetto della filosofia – dice infatti Cicerone – è infatti questo: cura l’anima, toglie le preoccupazioni inutili, libera dai desideri, scaccia i timori» (II, § 11).

Un lavoro, insomma, più che mai utile.

Giovanni Covino



English version

A few “crumbs” from Tusculanæ Disputationes

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