I diari di un soldato e di un monaco sono i due documenti che Christian Pantle (Monaco 1970) utilizza per narrare la guerra dei Trent’anni nel suo lavoro Der Dreißigjährige Krieg: Als Deutschland in Flammen stand (Propyläen Verlag, 2017; tr. it.: La guerra dei Trent’anni. 1618-1648. Il conflitto che ha cambiato la storia dell’Europa, Mondadori, 2020). L’Autore tratteggia prima «gli eventi essenziali» del conflitto, poi, in ogni capitolo del libro, pone al centro «il punto di vista dei più umili» (p. 6):
«Nel presente volume intendiamo raccontare tutta la storia della guerra dei Trent’anni, tratteggiandone dapprima gli eventi essenziali e mettendo poi al centro il punto di vista dei più umili. A questo scopo abbiamo riservato il ruolo principale a due individui […]: da una parte Peter Hagendorf, soldato di ventura la cui vita movimentata percorre come un filo rosso questo libro, dall’altra il monaco benedettino, Maurus Friesenegger, vissuto nel villaggio di Erling e nel monastero di Andechs, dalle parti di Monaco» (p. 6).
Si tratta della stessa storia narrata da due prospettive diverse: da un lato, i grandi eventi presenti nei manuali di storia, dall’altro gli stessi eventi visti o meglio vissuti, per così dire, dal basso. La presenza di questi due preziosi documenti rende il testo davvero interessante e dà la possibilità di comprendere più da vicino non solo quanto decisivo sia stato questo conflitto per la storia dell’Europa attraverso una narrazione dettagliata delle fasi di questa guerra, ma, allo stesso tempo, permette al lettore di farsi un’idea dell’impatto che le stesse vicende hanno avuto sulla vita quotidiana delle persone. Partendo dalla “defenestrazione di Praga” (23 maggio 1618) e arrivando alla pace di Vestfalia (1648), Pantle descrive – come dicevo – tutte le fasi della guerra dei Trent’anni: dalla boema-palatina (1618-1623) alla francese (1635-1648), passando per la fase danese (1625-1629) e quella svedese (1630-1635). Le gesta dei grandi protagonisti, come Wallenstein, Cristiano IV, il conte di Tilly, Ferdinando II d’Asburgo, il leone del Nord Gustavo II, Pappenheim, il cardinale Richelieu ecc., s’intrecciano con i racconti dei nostri «umili» protagonisti, dando vita ad un volume che apre una finestra sul XVII secolo. Spicca, in questo denso scritto, la descrizione della distruzione di Magdeburgo (pp. 58-75), «la più terribile catastrofe della guerra dei Trent’anni» (p. 58). La città – scrive Pantle – fu rasa al suolo: da «città commerciale un tempo fiorente» (p. 59) si trasformò in una città fantasma. Alla fine dello scontro – leggiamo – la città bruciava, uno spettacolo orribile annotato dal soldato Hagendorf: «Mi è dispiaciuto con tutto il cuore che la città è bruciata in modo tanto terribile, sia per la bella città e sia perché fa parte della mia patria» (p. 70). Altro rilievo importante riguarda il modus operandi dei soldati impegnati nella guerra: la popolazione temeva allo stesso modo sia l’esercito nemico che quello amico – come emerge dalle annotazioni presenti nel diario del monaco benedettino. Entrambi gli schieramenti, infatti, saccheggiavano e distruggevano i territori che attraversavano, sicché per la popolazione la guerra si presentava con un volto ancor più terribile:
«Diverse compagnie falcidiate, visi neri e gialli, corpi emaciati, individui seminudi o da cui pendevano stracci o travestiti con abiti femminili rubati che sembravano la miseria e la fame in persona».
Così Maurus Friesenegger nel suo diario (p. 126). Una breve descrizione che dà l’idea di ciò che rimaneva dopo il passaggio di un esercito.
Naturalmente, ci sono altri passi e altri episodi – come, per fare un esempio, il racconto della morte di Gustavo II (pp. 110-111) – molto interessanti e degni di essere menzionati, ma concludo questa breve recensione, non facendo altro che consigliare la lettura di questo studio in cui Pantle ci presenta uno snodo cruciale della storia europea.
Giovanni Covino