Il termine globalizzazione è usato – com’è noto – per indicare un “insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo” (clicca qui). Naturalmente questo fenomeno, come quasi tutti i fenomeni umani, presenta dei risvolti sia positivi che negativi.
Per fare un esempio, uno degli aspetti più importanti e decisamente da iscriversi nella casella del “positivo” è la possibilità, attraverso questa rete globale, di crescere nella conoscenza reciproca: oggi è possibile conoscere, studiare, approfondire tematiche che fino a qualche tempo erano quasi completamente sconosciute. I nostri orizzonti, in questo senso, sono davvero vastissimi e, di certo, cresceranno sempre più.
Come dicevo, esistono aspetti che vanno però inseriti nella casella del “negativo”. E tra questi, vorrei soffermarmi brevemente su un aspetto della globalizzazione che riguarda il campo dell’etica. L’ampliamento dell’orizzonte ha portato, infatti, ad una sorta di globalizzazione del bene. Cosa intendo dire è presto detto.
Il bene che un singolo individuo può fare oggi quasi scompare nell’immenso flusso delle informazioni: ciò che noi facciamo nel nostro quotidiano, quei piccoli gesti che sembrano non contar nulla scompaiono dinnanzi ai problemi che il mondo dei media trasmette continuamente. Si tratta di un rischio che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze: il bene, infatti, non è mai perduto e, soprattutto, ha la sua dimora in quei piccoli gesti di cui sopra perché è proprio qui, dove il rapporto interpersonale è concreto, è proprio qui che la persona vive il “suo” bene senza perdersi nell’anonima rete globale.
Il rischio, in altri termini, è quello di dimenticare che la vita etica va vissuta a partire da quello che è più prossimo, evitando di parlare di vissuto etico solo quando il mondo guarda ed ammira le nostre imprese. Questo non vuol dire, naturalmente, escludere il bene su larga scala, ma semplicemente ricordare che esistono azioni nascoste che comunque nobilitano il nostro animo e innalzano i nostri rapporti.
Il bene, anche quello che la rete globale non pone nella sua sfavillante vetrina, rimane come nostro prezioso contributo verso il fine.
Giovanni Covino
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