Foibe

Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria (edizioni Mondadori) di Gianni Oliva è una ricerca appassionata su uno degli avvenimenti più controversi, nonché, più discussi della storia contemporanea. Nonostante la prima edizione del volume risalga ormai al 2002, questo studio presenta spunti di notevole interesse che danno la possibilità di comprendere, con tutti i nostri limiti, i tragici avvenimenti del 1943 e del 1945.

Il testo si compone di sette capitoli e persegue l’obiettivo di precisare «i contorni, le cause e le dimensioni» di un fenomeno che ancora oggi è oggetto di dibattiti e polemiche.

Uno dei pregi di questo volume sta proprio in questa operazione di “precisare i contorni”: Oliva, infatti, ripercorre i tragici eventi descrivendo la situazione della Venezia Giulia alla fine della guerra, senza però tralasciare la “politica di snazionalizzazione” del regime fascista che dopo il 1925 «procede a ritmi accelerati» (p. 40). Interessantissimo il capito quinto, Tra tedeschi e titoisti: la lotta di liberazione nella Venezia Giulia, che mostra la drammaticità del momento e le tensioni che hanno lacerato questo territorio: un intreccio di piani ideologici, politici, etnici e sociali che ha lasciato un segno indelebile nella coscienza della popolazione.

Concludo questo breve invito alla lettura con una citazione dello stesso Oliva che mostra quanto difficile e importante sia il compito di uno storico:

Come sempre accade per i momenti storici forti e fondanti, anche per la «resa dei conti» della primavera del 1945 vale quanto François Furet ha scritto a proposito della Rivoluzione francese: «Il modo migliore per non capire il passato è esaltarlo o demonizzarlo». La storia, anche nei suoi momenti più drammatici e tumultuosi, anche quando l’irrazionalità sembra prendere il sopravvento, segue dei percorsi che vanno prima di tutto individuati e compresi: è solo così che la conoscenza del passato si trasforma in coscienza del presente (p. 174).

Giovanni Covino

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