Ipotesi su Dio (EDB, Bologna 2021, pp. 158) è l’ultimo lavoro del filosofo Roberto Giovanni Timossi. Noto per i suoi studi sull’ateismo (si veda L’illusione dell’ateismo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009) e sulla logica (si veda Imparare a ragionare, Marietti, Genova-Milano 2011), in questo ricco e denso saggio Timossi si muove sul “confine”: filosofia, storia della filosofia, scienza…
Il punto di partenza della sua riflessione è un dato di fatto: il cuore dell’uomo desidera conoscere la verità circa il senso ultimo delle cose, ma in modo particolare ricerca il significato della sua vita, del suo cammino su questa terra.
Ai giorni nostri la domanda sull’esistenza di Dio sembra non interessare buona parte delle persone e ormai sono molti coloro che nella vita si comportano etsi Deus non daretur […]. Eppure è evidente che gli esseri umani in quanto dotati di intelletto non possono sfuggire agli interrogativi fondamentali sull’origine di tutte le cose e sul senso proprio dell’esistenza.
Da qui, Timossi inizia un cammino che conduce il lettore nella storia del pensiero (filosofico e scientifico): vengono presentate e analizzate le posizioni di numerosi pensatori in un serrato confronto con i “negatori” dell’esistenza di Dio.
Il “sentiero della scienza” è – almeno per il sottoscritto – la parte più interessante: l’Autore, in alcuni paragrafi nel capitolo “Sintonizzazione fine” (pp. 95-129), espone le ultime ipotesi scientifiche (come per esempio quella del Multiverso) e si confronta con le posizioni di noti scienziati come Stephen Hawking.
Al termine del cammino, ci si trova «di fronte ad un bivio»: o si sceglie il nulla o Dio. La finitezza della realtà reclama un fondamento e l’uomo, anche l’uomo di oggi indifferente e super impegnato, deve scegliere alla fine optare per una delle due.
In conclusione: il testo è molto interessante, ricco e, nonostante la complessità del tema, scorrevole. Timossi è riuscito ad elaborare una sorta di “aggiornamento” della teologia filosofica, è riuscito a calare nel contesto attuale «la domanda essenziale dell’uomo essenziale» – per dirla con le parole del filosofo Cornelio Fabro.
Giovanni Covino