È stata la mano di Dio

«Setaccia, questo il segreto».

Aldo Calvallo

È stata la mano di Dio, ultima fatica di Paolo Sorrentino, credo possa essere descritta con l’atto del setacciare: nel film, uno dei personaggi, Aldo Cavallo, ripete più volte quanto importante sia il “setaccio”, anzi definisce il “setaccio” segreto della cucina.

Ecco, credo sia questo il cuore dell’impegnativa pellicola di Sorrentino.

La narrazione, difatti, procede come una minuziosa opera di setacciatura alla ricerca, tra immagini, suoni e ricordi, di “qualcosa” che – in questa come in altre pellicole di Sorrentino – è sempre molto sfuggente e che, probabilmente, si nasconde dietro le enigmatiche figure che popolano il film, una su tutte quella del “munaciello” (una figura, tra l’altro, presente da secoli nella tradizione napoletana).

L’Autore dipinge la propria realtà, il proprio dolore e la propria passione. Racconta la propria vita e le speranze con la consueta attenzione ai dettagli in cui, spesso, si cela il senso, le ragioni, le risposte che tutti noi cerchiamo.

Giovanni Covino

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