La pace è un bene tanto grande che normalmente non si sente nulla di più dolce, non si brama nulla di più desiderabile e da ultimo non si può trovare nulla di meglio anche nella realtà terrena e mortale.
Agostino
In questo passo tratto dall’opera De civitate Dei (XIX, 11) sant’Agostino ci parla di un bene che molti, da più parti, invocano: la pace. In questo momento di grande tensione, di paura e di sofferenza per quanto accade in Ucraina, nulla sembra più desiderabile.
Quando parliamo di pace, parliamo di un bene, di un valore che ha uno stretto legame con la giustizia: per ottenere quella che Cicerone definiva «tranquilla libertas» occorre, infatti, “raddrizzare i nostri sentieri”, vivere bene, in definitiva essere giusti. Ciò vale sia da un punto di vista personale (cioè la nostra vita interiore) che dal punto di vista sociale (vale a dire nelle nostre relazioni con gli altri e, allargando il nostro orizzonte, nell’ambito istituzionale sia sul piano nazionale che su quello internazionale).
Soffermandoci sulla pace intesa come armonia della vita interiore e pensiamo alle parole di Platone sull’equilibrio tra passione e ragione, all’ordine dell’amore del già citato sant’Agostino o alle riflessioni di san Bonaventura sul desiderio, troviamo al centro proprio la giustizia, l’equilibrio tra diverse forze.
Allo stesso modo, il rapporto con gli altri, del singolo con le istituzioni, di uno Stato con gli altri Stati trova in questo equilibrio un elemento fondamentale: senza la giustizia manca il debito ordine e di conseguenza l’armonia propria della pace.
Giovanni Covino