Il potere dei sensi

Eleonore Stump nel suo articolo The mechanisms of cognition tratta anche del potere sensorio secondo la dottrina di Tommaso d’Aquino.

Tommaso – spiega Stumpa – insegna che l’uomo ha cinque sensi esterni e un certo numero di sensi interni. I sensi esterni vengono individuati in: vista, udito, tatto, gusto e olfatto. I sensi interni invece in: senso comune, fantasia e immaginazione, memoria e cogitativa. Ogni senso esterno è la facoltà di un organo corporeo mentre i sensi interni si situano come facoltà del cervello. Come spiega la nostra autrice i sensi la fantasia e l’immaginazione sono tra loro connesse, mentre ricorda che oltre la memoria sensitiva esiste una memoria intellettiva. L’estimativa o cogitativa è la facoltà con cui compariamo le «individual intentions». Il senso interno più importante è però il senso comune. Grazie ad esso noi possiamo avere l’unificazione delle sensazioni o meglio delle informazioni dei sensi. Senza di esso la conoscenza sensibile non giungerebbe al termine. Il senso comune infatti è il senso dell’integrazione delle diverse informazioni dei diversi sensi; e permette di raccogliere e di distinguere le diverse impressioni, ad esempio il bianco dal dolce. Nessun senso esterno può farlo. Così dice Stump: «All senses feed into the common sense, and impressions in any of the external senses are followed by impressions in the common sense» (p. 248).

I sensi hanno oggetti propri.  Questi oggetti propri sono gli aspetti delle cose materiali che vengono còlti specificamente da un senso: ad esempio il sensibile proprio della vista è il colore. Tuttavia esistono, come si esperisce sempre, dei sensibili comuni, che sono còlti cioè da tutti i sensi. Essi sono, secondo quanto insegna Aristotele stesso nel terzo libro del De Anima: il movimento, la quiete, il numero, la figura, la grandezza. A tal proposito dice la Stump: «On Aquinas’s view, the proper sensible of each sense is what that sense takes in primarily and what cannot be taken in by another sense[…]The common sensibles are those that more than one sense can take in» (p.247). Grazie ai sensi noi possediamo le cosiddette species sensibili delle cose. Come ricorda Eleonore Stump (p.249): «For Aquinas a sensible species is the form of a matter-form composite. He says, “A sensory power is receptive pf species without matter».

Nel senso insomma si forma l’immagine o species o forma del composto materia-forma conosciuto. Stump ricorda che l’Aquinate distingue due modi di ricevere la forma: uno materiale e  uno immateriale, al modo del recipiente. Secondo San Tommaso infatti, come ricorda Stump, una forma può essere ricevuta secondo un modo naturale o materiale. E’ questo il modo della ricezione della forma da parte della materia reale. In virtù di quella forma nella materia si avranno le caratteristiche per cui quel composto è tale e non talaltro, è appunto il processo della costituzione del composto ilemorfico. Il secondo modo è quello della ricezione della forma come la riceve appunto un recipiente. Tuttavia l’uomo riceve la forma sensibile appunto in un modo che secondo l’Aquinate si può benissimo chiamare “spirituale” o “immateriale” o, come si direbbe oggi: “intenzionale”.

Mario Padovano OP

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