Nei segni dell’amicizia diviene concreto il rispetto nei confronti dell’altro, quel rispetto che si esprime nel desiderare il suo vero bene. In questo modo, è possibile comprendere altresì il senso dell’ammonimento o del richiamo come frutto di questo desiderio. Naturalmente, non ogni rapporto è amicizia in senso stretto, ma ciò non esclude quel minimo di affabilità capace di regolare il rapporto con gli altri e trattarli nel modo dovuto, escludendo ogni forma di simulazione. Com’è noto, Aristotele ha trattato in modo esteso questo argomento, attraverso un’accurata classificazione e mettendo al vertice l’amicizia fondata sulla virtù:
«L’amicizia degli uomini virtuosi – afferma il filosofo greco – è virtuosa e cresce col loro frequentarsi. Si ritiene, poi, che diventino anche migliori col mettere in atto l’amicizia, cioè correggendosi a vicenda: essi, infatti, si modellano l’uno sull’altro, imitando le qualità che loro piacciono; di qui il detto: “Da uomini nobili, nobili azioni”».
ARISTOTELE, ETICA NICOMACHEA, IX, 1172 A.
Giovanni Covino