Luigi Pareyson (1918-1991) è uno dei maggiori filosofi italiani del Novecento. In molte pagine della sua opera troviamo un esplicito riferimento alla nozione filosofica di “senso comune” che richiama la polemica anti-razionalistica del filosofo Napoletano Giambattista.
Nasce a Piasco (Cuneo) nel 1918. Dopo gli studi a Torino, nel 1939 si laurea in filosofia con una tesi su Jaspers. Tra le sue opere: La filosofia dell’esistenza e Carlo Jaspers (1940); Studi sull’esistenzialismo (1943; 1950); Esistenza e persona (1950), Fichte (1950); L’estetica dell’idealismo tedesco (1950), Schelling (1975); Estetica. Teoria della formatività (1954); Verità e interpretazione (1971); Filosofia ed esperienza religiosa (1985); La filosofia e il problema del male (1986); Un “discorso temerario”: il male in Dio (1988).
Muore a Milano l’8 settembre 1991.
Tornando a quando dicevo inizialmente, nella raccolta di saggi Verità e interpretazione del 1971, Pareyson dedica pagine di notevole spessore al tema del senso comune e propone un’interessante distinzione tra un pensiero che esprime il proprio tempo (e che rimane in un certo senso ad esso legato) e un pensiero che scava più in profondità mostrando una certa capacità rivelativa.
«Solo l’opposizione del pensiero rivelativo al pensiero espressivo spiega dunque la mistificazione ideologica, e solo il pensiero rivelativo dice la verità anche sul tempo, come attesta Vico, il cui pensiero potrebbe oggi invitare a sostituire il mito alla mistificazione, la presenza della vis veri nella favola al mascheramento della realtà storica da parte del pensiero, la costanza del senso comune e della tradizione alla momentanea e fugace storicità dell’ideologia, la trasfigurazione e sublimazione dell’interesse al suo travestimento e alla sua dissimulazione».
Luigi Pareyson
Il senso comune, allora, così come è definito da Pareyson, sulla scia di Vico, non è l’universalità astratta della ragione ma l’universalità concreta tenuta insieme dal consenso e dalla partecipazione degli individui, come “sapienza volgare” della “mente delle nazione”, e proprio in questo senso gioca un ruolo fondamentale e rappresenta – come dice il Nostro – «la via per affrontare alcuni dei problemi più urgenti del mondo attuale».
Giovanni Covino