Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale (Neri Pozza, Vicenza 2022, pp. 208) di Erich Maria Remarque è stato pubblicato recentemente in una nuova edizione. Questo piccolo ma denso volume di Remarque racconta la storia di alcuni giovani tedeschi al fronte occidentale durante la prima guerra mondiale.

Il lettore ha in mano pagine che narrano le vicende della gioventù tedesca che, dinanzi agli orrori della guerra, scopre di non essere così forte, di non essere affatto la «gioventù di ferro chiamata a difendere la Germania in pericolo» .

Il terrore della morte mette a nudo le debolezze dell’uomo che vede scivolare, come acqua tra le mani, la bellezza della vita: tutto diviene inafferrabile «sopra la cerchia della distruzione».

Come sottolineato da molti critici, il testo di Remarque è uno dei libri che meglio descrivono la tragedia della grande guerra, uno dei più grandi libri mai scritti su questa carneficina.

Il lettore, in queste pagine, riesce quasi a toccare con mano la realtà vissuta dai protagonisti, a sentire il terrore, veloce, viaggiare nel corpo tremante del soldato.L’esperienza della guerra è descritta con crudo realismo e il ritorno a casa in licenza è un dipinto della nuda e incolpevole indifferenza che l’uomo era costretto a vivere in famiglia tornando dal fronte.


Mi siedo accanto al suo letto [della madre] e, fuori dalla finestra, nel giardino dell’osteria di fronte, vedo scintillare i castagni in varie sfumature dorate. Respiro lentamente e ripeto dentro di me “Sei a casa, sei a casa”. Ma un certo impaccio non mi vuole abbandonare, non mi ritrovo ancora completamente. Ecco mia madre, ecco mia sorella, ecco le mie farfalle, ecco il mio pianoforte di mogano…ma io non ancora qui. Tra me e queste cose c’è un distacco, c’è un velo.

E. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, pp. 117-18.

L’orrore della guerra non lascia nessuno.

Tristemente la vita che scorre nelle vene lascia l’uomo che in un abbandono indifferente non può far altro che sopravvivere e arrendersi ad un tragico “niente di nuovo…sul fronte occidentale”.

Giovanni Covino

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