Con la scelta non bisogna scherzare
perché la scelta ci qualifica dentro.
Cornelio Fabro
Il “pensatoio” è una di quelle finzioni letterarie che permette ai personaggi della saga Harry Potter di mostrare al lettore il proprio mondo interiore e di rendere intellegibili le ragioni profonde di una determinata scelta.
Questo strumento magico fa la sua comparsa nel quarto volume della serie e ha avuto un ruolo importante in diverse circostanze. Per esempio, al sesto anno, guidato da Silente, Harry conosce più a fondo Tom Riddle/Voldemort. Nonostante questa esperienza sia fondamentale nell’economia generale del romanzo poiché riguarda il cerchio più ampio, la cornice dell’intera saga (lo scontro bene-male), il pensatoio mostra tutta la sua importanza nel delineare le figure del mondo magico creato da Rowling quando Harry si immerge nel fiume della memoria di Severus Piton.
Esperienza rivelatrice per Potter: le acque del fiume sembrano fermarsi come dinanzi ad una forza superiore, una forza che riesce a placare il sempre presente moto di antipatia, nonché la rabbia e la sete di vendetta presenti nel cuore di Harry sin dal primo anno di Hogwarts.
«Durante il banchetto inaugurale, Harry aveva avuto l’impressione di non piacere al professor Piton. Alla fine della prima lezione di Pozioni seppe che si era sbagliato. Non è che a Piton Harry non piacesse…Piton lo odiava» (I, 131 controllare).
Quando entra nel pensatoio, Harry sembra trovarsi dinanzi ad un semplice ricordo di una figura ambigua, fastidiosa nei modi, ma trattasi in realtà di un frammento di memoria che rivela al lettore l’ossatura dell’intera saga poiché mostra azioni che danno un senso alla vita, che nobilitano chi le compie; trattasi di un frammento che mostra ad Harry la natura del sacrificio, l’importanza della scelta.
Ogni capitolo presenta difatti uno o più personaggi disposti a fare di tutto per l’altro e per il bene. Rowling narra di Lily e James, di Sirius Black, di Silente, di Piton appunto, poi, alla fine, dello stesso Harry. Tutti i personaggi sono disposti a perdere qualcosa per salvare un’amicizia, per un amore (anche se non corrisposto), sempre per salvaguardare il vero bene nonostante gli errori, i difetti e le difficoltà. Di contro, Voldemort nega il sacrificio con il suo modo di pensare la vita: la passione, la conoscenza, le possessioni, gli horcrux sono strumenti di cui Riddle si serve per affermare il proprio potere oscuro. Non c’è nulla che “rende sacro”, non ha niente della nobiltà dell’atto morale, ma ha in mente un solo scopo: annichilire.
In questo quadro, Severus Piton è il personaggio che meglio testimonia la forza che muove l’uomo verso un determinato bene. Supera difficoltà, affronta pericoli, opera scelte nell’ombra, vive una vita nascosta non preoccupandosi di nessuno se non di ciò che alberga nel suo cuore dopo la morte di Lily. È quanto emerge in un dialogo con Silente nell’ultimo capitolo della saga:
«“Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily Potter. Adesso mi dici che l’hai allevato come una bestia da macello…”. “Ma è commovente Severus” osservò Silente, serio. “Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?”. “A lui?” urlò Piton. “Expecto Patronum!”. Dalla punta della bacchetta affiorò la cerva d’argento […] “Dopo tutto questo tempo?”. “Sempre”, rispose Piton» (VII, 596)
Il patronum è lo stesso di Lily, segno del legame che lega Piton alla madre di Harry Potter. E tutte le azioni descritte nelle pagine precedenti sono ora illuminate da una luce diversa, la scelta radicale iniziale chiarisce ogni cosa, e così l’ambiguo e odioso Piton viene sostituito dall’immagine di un uomo nobile e coraggioso, nonostante i difetti e gli errori. È lo stesso Harry a riconoscerlo quando, qualche anno dopo, si rivolge ad Albus Severus:
«“Albus Severus” mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei, con molto tatto finse di salutare Rose, già sul treno. “Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto”. “Ma se…” “…vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi non importa, Al. Ma se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro, invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta”» (VII, 656).
Giovanni Covino