L’artiglio del diavolo, III. Un’indagine del commissario Salaris


Se non hai letto i primi due capitoli:


III.

Il giorno seguente, Brera espose, con la consueta chiarezza e un pizzico di pedanteria, i risultati della ricerca sull’amministratore e il signor Perni: il commissario aveva ragione, anche questa volta il suo intuito aveva visto bene. L’amministratore è sempre stato un amministratore: ligio al dovere, preciso, talvolta fastidioso, come solo un amministratore sa essere. Il signor Perni un uomo che vive da solo, l’unica compagnia il suo cane e un monotono lavoro in banca. Niente di rilevante per l’indagine.

Molto più interessante la vita della signorina Lynett. La donna viveva nel suo appartamento da sola, era un’affermata studiosa di antropologia e lavorava all’università, in qualità di ricercatrice, da qualche anno. La sua vita sentimentale si presentava abbastanza movimentata: dall’indagine era venuto fuori che i due uomini assassinati erano suoi amanti. La donna, invece, una semplice amica.

«Quindi la donna conosceva bene i due uomini».

«Sì, commissario. Il primo, il 35enne Paul Jones, lavorava nella stessa università della signorina, ma era impegnato in un’attività di ricerca diversa. Inglese, in Italia da poco più di 3 anni. L’altra vittima è Emanuele Lere. 32 anni, nato e cresciuto qui a Torino. Barista. A quanto pare i due non si conoscevano. L’unica cosa in comune era proprio la signorina Lynett. Entrambi erano perdutamente innamorati della donna che, però, non voleva proprio scegliere tra i due. L’altra donna, invece, è Kat Lewis, 30 anni, statunitense. Amica della signorina Lynett. Abbiamo scoperto che era venuta in Italia perché invitata proprio da Lynett. Si sono conosciute negli Stati Uniti durante un soggiorno studi della signorina. Lewis era un’aspirante scrittrice. Ha pubblicato alcuni libri di poesie».

«Bene» – disse pensieroso il commissario.

Le informazioni portavano Salaris a focalizzarsi sulla vita privata della donna. Tuttavia, in un caso del genere, come nella vita d’altronde, le cose non potevano essere così semplici e lineari: «il primo sguardo – ripeteva il commissario – è uno sguardo essenziale, ma povero». L’unica cosa certa al momento era la centralità della donna nel caso. L’obiettivo principale non poteva essere che lei. Ma perché colpire i due amanti? E perché colpire l’amica? Se la prima domanda portava ad una soluzione “passionale” del caso, la seconda metteva in dubbio questa pista. Restava in aggiunta l’aspetto più enigmatico: perché l’assassino aveva scelto di uccidere in quel modo?

IV.

Quando il commissario arrivò all’università, la giornata era di un grigio spento, la nebbia si era appena diradata. Gli studenti si apprestavano a seguire, con il loro entusiasmo giovanile, i corsi scelti. Il brusio del mondo accademico faceva da sfondo ai pensieri del commissario che cercava di trovare il bandolo della matassa [continua].

Giovanni Covino

Risposte

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    […] Il giorno seguente, Brera espose, con la consueta chiarezza e la solita pedanteria, i risultati della ricerca sull’amministratore e il signor Perni: il commissario aveva ragione, anche questa volta il suo intuito aveva visto bene [continua…]. […]

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.