L’artiglio del diavolo, VI-VII. Un’indagine del commissario Salaris



VI.

Il locale si presentava accogliente. Era uno di quei tipici pub di città che richiamano l’allegra atmosfera irlandese fatta di super panini farciti, ma soprattutto di birra. Il tintinnare dei boccali e il chiacchiericcio sovrastavano la conversazione che il commissario cercava di avere con il titolare del locale.

«…allora mi diceva che Lere lavorava qui da quanto?».

«da circa due anni…».

«Che mi può dire?».

«Scusi, può ripetere?».

«Dicevo, che mi può dire di Lere? Che tipo era?».

«…ah sì…un tipo a posto…non ho mai avuto problemi. Lui era addetto al bar del locale. Sempre preciso e puntuale».

«Era impegnato sentimentalmente?».

«No, credo di no…a pensarci bene l’ho visto una decina di giorni fa parlare con una donna, in modo diciamo amichevole…cioè si capiva…».

«Cosa?».

«Insomma c’era qualcosa tra i due…si vedeva…».

«Riesce a dirmi qualcosa sulla donna?».

«Come?».

«La donna?».

«Ah certo…la donna…sulla trentina, graziosa, sempre sorridente. Capelli neri. Alta nella media».

«C’è altro?»

«Mi lasci pensare…no, credo di no».

Dopo essersi congedati, il commissario lasciò andare l’agente Brera e s’incamminò verso il suo appartamento. Le strade erano insolitamente deserte e silenziose.

Giunto nella piazza principale della città, Salaris si fermò a riflettere. Un’altra notte insonne attendeva il commissario.

VII.

Il telefono del commissario squillò. Era il proprietario del pub.

«Commissario, nella baraonda mi è sfuggito di dirLe una cosa…forse una sciocchezza…ma ho pensato comunque di chiamare…».

«Ha fatto bene. Mi dica».

«Qualche giorno fa, cinque-sei giorni fa, Lere ha avuto una discussione con un uomo davanti al mio locale…non posso dirle tanto sulla persona…l’ho visto solo di spalle. Un uomo alto e piazzato…comunque la cosa è che al rientro, Emanuele era molto irritato. Ha lavorato, ma c’era qualcosa che lo aveva infastidito…non so se può essere utile…».

«Sì, certo, La ringrazio molto».

«Di nulla».

Quando mise in tasca il telefono, il commissario si rese conto di essere giunto all’università.

Le indagini necessitavano di una nuova tappa: capire la posizione di uno degli amanti della signorina Lynett.

VIII. L’università sembrava anch’essa colpita dal lutto. A differenza dell’ultima volta, un silenzio surreale aleggiava e gli studenti guardavano curiosi e impauriti il passo svelto di Salaris che si apprestavano a varcare, con il suo fedele assistente, il piccolo studio di Paul Jones [continua].

Giovanni Covino

Risposte

  1. Avatar L’artiglio del diavolo, V. Un’indagine del commissario Salaris – Briciole filosofiche

    […] Il locale si presentava accogliente. Era uno di quei tipici pub di città che richiamano l’allegra atmosfera irlandese fatta di super panini farciti, ma soprattutto di birra. Il tintinnare dei boccali e il chiacchiericcio sovrastavano la conversazione che il commissario cercava di avere con il titolare del locale [continua]. […]

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a L’artiglio del diavolo, VIII. Un’indagine del commissario Salaris | Briciole filosofiche Cancella risposta



Segui il blog anche sulle maggiori piattaforme Podcast

Creato con WordPress

Giovanni Covino, autore e curatore del blog.