Il racconto è, naturalmente, frutto di fantasia: ho immaginato un incontro a Londra, casa Marx, per una piacevole serata tra amici che però si trasformerà in un vero e proprio incubo. Se non ha letto la nota introduttiva, clicca qui.
I. La partita
Londra, 2 settembre 1879
Sigmund era indeciso. Aveva in mano tre assi e due jack: un full. Niente male, certo, ma lo sguardo di Friedrich lo intimoriva. Sigmund non riusciva a comprendere se, dietro quella calma serafica e quello sguardo vitreo, ci fosse un bluff o un importante punto.
Accanto a Friedrich, Karl sorseggiava il suo whiskey e gustava il tabacco del sigaro, divertito da quella scena così inusuale: il grande interprete dei sogni non era in grado di comprendere, di decifrare l’enigma Nietzsche. Gli enormi baffi rendevano le sue espressioni impenetrabili.
«Beh, Sigmund, datti una mossa…sono stanco di aspettare» – disse Karl con la sua consueta voce tonante che, rimbalzando sulle mura della casa, ritornava alle orecchie degli altri due con più forza.
Sigmund lo guardò non nascondendo l’enorme fastidio provocato dalle sue parole farcite con il frastuono del pesante timbro; poi fissò di nuovo le sue carte.
Qualche secondo e fece la sua mossa.
Friedrich guardò Sigmund: questa volta la soddisfazione balzò dai suoi occhi per stamparsi sulla bocca che s’inarcò formando quello che sembrava essere un sorriso dietro la folta siepe dei mustacchi.
«Mi dispiace, Sigmund» – e buttò giù sul tavolo con tutta la sua vigoria dionisiaca un poker di assi.
Karl scoppiò in una fragorosa risata. Sigmund, dalla parte opposta, tirò su gli occhiali che erano scesi leggermente sul naso, guardò, ancor più infastidito Karl, e si alzò.
«Non riesco proprio a capirti, Friedrich. Guarda è più semplice il tuo Zarathustra che queste serate di poker».
«Dai, dai…non prendertela – disse Karl, con garbo e un sincero sorriso – il nostro Nietzsche è un enigma per tutti».
Friedrich, fermo, sghignazzava, sistemando il denaro che quella mano fortunata gli aveva portato.
I tre filosofi erano soliti incontrarsi una volta alla settimana a casa Marx per dedicare un po’ di tempo allo svago e al divertimento. Divenne, negli anni, una abitudine talmente radicata e un appuntamento così importante per loro che un giornale tedesco pubblicò un articolo intitolato “Una partita a tre. Il giuoco dei maestri del sospetto” e l’articolista scriveva sulle pagine del The Times:

Quella sera era una di quelle sere e – come raccontato dal giornalista – anche quella sera Friedrich ebbe la sua mano vincente. Erano quasi giunti al termine della serata, quando Karl chiese il motivo di quello strano titolo che veniva loro affibiato: “maestri del sospetto”.
Sigmund, il più giovane del trio, prese subito la parola ed espose chiaramente, in modo sistematico – e per la verità un po’ pedante – la sua idea.
«Quindi – disse Karl – in base a quello che mi dici noi tre siamo come delle torri che si alzano contro le tradizioni e coprono la luce del sole e gettano la loro ombra a terra?».
«Sì più o meno» – disse Sigmund.
«Un vero spasso» – disse Friedrich.
Il progetto dei tre filosofi – per alcuni era difficile parlare di metodo e di progetto – era mettere in discussione la verità nei rispettivi campi: Marx cominciò a mettere in discussione la struttura della società, i rapporti di forza, gli strumenti di potere; Nietzsche criticò aspramente l’impianto metafisico platonico-cristiano, la verità della morale e della religione; Freud iniziò ad indagare la struttura dell’io, eliminando ogni residuo metafisico.
«Terminiamo qui la nostra serata?» – chiese Sigmund con un po’ di amarezza.
«Sì, domani mi aspetta una giornata pesante. E anche a te Friedrich…non hai quella conferenza su Umano, troppo umano?» – chiosò Karl.
Nietzsche annuì.
Nel frattempo, Sigmund, nell’altra stanza, stava prendendo il suo soprabito quando sentì, dallo spazio adiacente, un rumore sordo, un tonfo inquietante.

Lasciò cadere il cappotto e si precipitò. Arrivò e vide sotto la porta un rivolo di sangue scorrere e formare in poco tempo una pozza ampia, scura e terribilmente acre.
«Karrrlll, Frieeedrich – urlò Freud – venite, presto!».
Giovanni Covino
Continua la lettura con il secondo capitolo.
Nota al testo: le immagini presenti in questo articolo sono state generate con l’IA (MicrosoftBing); la pagina di giornale è stata prodotta con Canva (il contenuto naturalmente è del sottoscritto).



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