Dopo Diego Armando Maradona, anche Paolo Rossi ci lascia. Attaccante agile e scaltro, Rossi è di certo una leggenda della storia del calcio italiano e non solo. Il giornalista Giorgio Tosatti parlò di lui come di un giocatore con «la grazia del ballerino e la spietata freddezza del torero».
Pur non avendo vissuto in prima persone le imprese di Spagna ’82, non può non emozionare ancora oggi il cammino degli azzurri in quel Mondiale, in cui proprio Paolo Rossi fu indiscusso protagonista. Indelebili, nella memoria di ogni tifoso e amante del calcio, scorrono le immagini delle partite che hanno portato l’Italia alla vittoria della coppa del mondo. Scorrono, nella memoria degli italiani, una dopo l’altra le imprese di quella nazionale. E, tra quelle immagini, con maggior forza riaffiora il salto, il salto di gioia di Pablito. Quel salto con le braccia in alto dopo la rete: questa, forse, è l’immagine simbolo di quel Mondiale. E quel salto di gioia, era il salto di Pablito.
Sì, perché in quella formazione, che la generazione di mio padre ancora ricorda a memoria come una filastrocca delle elementari – Zoff, Bergomi, Gentile, Scirea, Collovati, Cabrini, Conti, Tardelli, Oriali, Rossi, Graziani – Pablito è sicuramente il giocatore simbolo, il calciatore che “ha fatto piangere il Brasile” con una magnifica tripletta.
Tutti ricorderemo il salto di Pablito.
Giovanni Covino