Il Prologo del Commento al libro di Giobbe di Tommaso d’Aquino è – come dicevo in un precedente articolo – assai ricco di spunti filosofico-teologici. I primi paragrafi dell’Expositio super Job sono dedicati al caso e alla provvidenza. Questi temi sono estremamente importanti per la vita dell’uomo e rappresentano oltretutto la premessa fondamentale per affrontare il successivo spinoso tema della sofferenza del giusto.
L’Aquinate mostra prima l’errore dei “teorici del caso”, poi pone le questioni del male e della sofferenza: non avrebbe, infatti, alcun senso porre tali questioni se tutto fosse frutto della casualità. La domanda circa il senso del mondo e delle vicende umane trova la sua ragion d’essere dall’esperienza dell’ordine e dell’intelligibilità del mondo, esperienza che suggerisce la presenza di un’Intelligenza superiore. In altri termini, Tommaso mostra (pp. 23-24):
- l’ordine percepito, l’esperienza di un «andamento tanto regolare» necessita di «un’Intelligenza superiore»;
- anche le vicende umane sono governate da questa Intelligenza superiore.
Il primo punto ha una risoluzione relativamente semplice del secondo; nel secondo, invece, sono in gioco le vite delle singole persone e significa riflettere sul mondo delle vicende umane in cui – come dice Tommaso – «non si riscontra nessun ordine sicuro». Tuttavia – continua Tommaso – affermare che l’Intelligenza superiore (causa dell’ordine del mondo) sia fuori dalle vicende umane risulta estremamente pericoloso dal punto di vista morale. È per tale ragione che «in questo libro si procede a illustrare la tesi partendo dal principio che gli eventi umani sono governati da Dio. Ora, ciò che più di tutto sembra in contrasto con la provvidenza di Dio circa gli eventi umani è la sofferenza dei giusti: infatti la constatazione che a volte ai cattivi vadano bene le cose, anche se a una prima analisi si presenta fuori della logica e in contrasto con la provvidenza, può in qualche modo trovare una giustificazione nella misericordia divina; ma che i giusti soffrono senza motivo sembra scalzare completamento il fondamento stesso della provvidenza» (Commento al libro di Giobbe, ESD, Bologna 1995, prologo, p. 24).
Come si può facilmente intuire, il tema è estremamente complesso poiché vede la presenza di numerosi piani che si intersecano: la libertà dell’uomo, la provvidenza divina, il male, la sofferenza. Uscirne non è affatto semplice: occorre, difatti, evitare gli scogli dell’indifferenza divina circa le azioni umane e dell’assoluta necessità che annullerebbe la libertà.
Giovanni Covino
Pingback: Guardare e ammirare la virtù: l’altezza che nobilita | Briciole filosofiche