Ordo amoris e malattia mortale. La “contraddizione penosa” dell’io

Briciole filosofiche

Nell’articolo precedente ci siamo soffermati sulle prime sventure di Giobbe. Il Nostro viene messo alla prova anzitutto con la perdita dei beni materiali, poi con la morte dei figli. Nonostante lo sconforto e l’immensa tristezza provati, Giobbe non abbandona la sua strada, ma accetta la volontà divina sapendo che nulla accade che non sia permesso dal Signore.

Il giusto, anche se provato dal dolore e dalla sofferenza, continua a dimorare nel bene, evitando di cadere nella disperazione che, quando penetra nel cuore dell’uomo, distrugge ogni possibilità di autenticità: la disperazione è, infatti, una “malattia” che attanaglia il cuore della persona gettandolo nel vortice di un’esistenza priva di senso.

Il filosofo danese Søren Kierkegaard ne parla come di una «contraddizione penosa»: la disperazione è la malattia presente nell’io «di morire eternamente, di morire eppure di non morire, morire la morte» (Antologia, a cura di C. Fabro, La Scuola…

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