Ricostruire il soggetto dopo il naufragio metafisico della post-modernità

Sommario: Premessa; 1. L’identità: il cammino dell’io; 2. La coscienza come compito; 3. Riconoscere sé, riconoscere l’altro.

L’io è il proton e l’eschaton nella sfera esistenziale

al quale rimanda la stessa libertà come accoglimento e come rifiuto,

sia verso il mondo e la società sia verso Dio e la trascendenza.

Cornelio Fabro

Premessa

Il percorso filosofico o meglio i percorsi filosofici che Angela Renzi traccia nel suo ultimo lavoro, Pensare la soggettività pratica, hanno lo scopo di condurre il lettore verso un’«ontologia relazionale, da intendersi come una ontologia dell’umano nella quale il soggetto può costituirsi come soggettività pratica in grazia della relazione con l’alterità»[1]. Per raggiungere lo scopo, l’Autrice dialoga e si confronta criticamente con Paul Ricoeur (1913- 2005) e Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), due filosofi lontani sulla linea del tempo della storia del pensiero, ma accomunati dalla passione per la ricerca della verità sull’uomo: entrambi riflettono, per dirla con Kant, sulla «imperscrutabile origine»[2] di quella nobile radice che ci contraddistingue in quanto essere pensanti e, per questo, morali.

Il volume, prefato dal professor Marco Ivaldo, è scritto con chiarezza, precisione ed estremo rigore, oltre che presentarsi al lettore con una solida architettura: difatti, dopo una parte introduttiva sulla legittimità storico-teoretica del dialogo tra Ricoeur e Fichte, l’Autrice svolge la sua riflessione e delinea l’ontologia di cui sopra in tre parti, ogni parte è suddivisa in tre capitoli e ogni capitolo in tre paragrafi. Questa struttura permette di snocciolare l’argomento scelto facendo, da un lato, parlare i due filosofi (i primi due paragrafi di ogni capitolo) e, dall’altro, aprendo uno spazio teoretico importante per un confronto critico (terzo paragrafo) come in una sorta di symposium: «in tal modo, – spiega Renzi – le filosofie del passato entrano attivamente in dialogo col presente contribuendo a presentare intenzioni e possibilità di risposta inesplorata» (SP, 14). Il lavoro, tuttavia, – come si evince dalla citazione appena riportata – non è una semplice ripetizione di quanto detto dai due filosofi, tantomeno una mera giustapposizione delle loro riflessioni mostrandone punti in comune e/o divergenze nella descrizione della “soggettività pratica”, ma trattasi di un’esposizione storico-teoretica, un’esposizione pensata e, soprattutto, calata nella nostra “epoca agitata”: trattasi, in definitiva, di una risposta alla «crisi del pensiero che chiamiamo occidentale e la sfiducia contemporanea nei confronti dell’io»; ed è proprio in funzione di questo scopo che,

«la concezione ricoeuriana e quella fichtiana sulla soggettività – secondo l’Autrice – sembrano [fornire] delle possibili risposte a questa crisi, che in fondo è la crisi stessa del soggetto moderno: essi, considerando la soggettività come costitutivamente relazionale, attiva e pratica al contempo, potrebbero rispondere al pericolo incombente dell’età contemporanea, nella quale una certa “deprivazione emozionale” è presente in molteplici atteggiamenti psicologici e morali» (SP, 17).

Detto ciò, vorrei ora soffermarmi su quelli che ritengo siano gli snodi teoretici più importanti del lavoro di Angela Renzi, snodi che riguardano tre concetti fondamentali del mondo della soggettività e della relazione intersoggettiva, vale a dire identità, coscienza come compito e riconoscimento. Nelle pagine che seguono, cercherò di camminare e percorrere la strada che Renzi ha tracciato, con qualche riflessione a margine nello spirito del dialogo filosofico, un con-filosofare, prospettiva quest’ultima assai cara all’Autrice.


[1] A. Renzi, Pensare la soggettività pratica: percorsi tra Ricoeur e Fichte, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, Napoli 2020, p. 13. D’ora in poi citerò il testo tra parentesi con la sigla SP seguito dal numero di pagina.

[2] Cfr. I. Kant, Metafisica dei costumi, Laterza, Roma-Bari 2004, p. 251.


Giovanni Covino

L’articolo completo è pubblicato sul n. 3 di τί έστι – Rivista di Filosofia.

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