
Il racconto che segue ha come protagonista il filosofo Baruch Spinoza e, fatta eccezione per i riferimenti presenti nella nota preliminare (per leggere clicca qui) e le citazioni, che saranno riportate al termine del racconto stesso, tutto quello che andrete a leggere è il frutto della fantasia dell’Autore.
Se non ha letto il primo capitolo:
III.
Amsterdam, 10 settembre 1660
Dopo il trauma iniziale, Spinoza cercò di riprendersi e analizzare la situazione.
Si avvicinò al corpo della povera Clara e iniziò ad osservare attentamente alla ricerca di piccoli indizi. Era l’unico modo che aveva per rendere giustizia alla donna e per aiutare il maestro e amico Franciscus.
Dopo aver scrutato da ogni possibile angolazione la salma, Spinoza si avvicinò al marito di Clara e gli disse qualcosa sotto voce, poi andò da Franciscus.
«Caro amico, so che è un momento difficile per te. Ricordo bene il dolore che causa la morte di una persona cara e ancor più deve essere il tuo: un padre che vede la propria figlia morta…è una cosa innaturale…».
«…ma perché?» – disse con un nodo alla gola Franciscus.
«Non posso dirti perché, Franciscus, ma posso aiutarti a fare giustizia».
«Cosa vuoi dire, Baruch?».
«Ieri, mi hai detto che Clara ha incontrato due uomini. Dobbiamo parlare con loro. Chi ha fatto questo, aveva qualcosa da occultare. Non si uccide se non c’è un motivo che mette – almeno nella testa dell’omicida – in discussione l’intera esistenza. L’omicida si trova come spalle al muro e non sa decidersi se non per il peggio perché vede la sua vita sfuggire…e percepisce l’altro – in questo caso Clara – come un pericolo…».
«…per questo crede di non avere altra scelta che uccidere».
«Esatto, Franciscus. Dobbiamo trovare i due uomini e capire bene cosa ha portato tua figlia da loro».
Franciscus si svegliò come da un torpore, mosso dalle parole del suo ex-allievo. Capì che aveva tempo per versare le sue lacrime.
Nel frattempo, Kerkering era ritornato con due uomini. Spinoza gli aveva detto di chiamare qualcuno per spostare il corpo e prepararlo per una degna sepoltura.
I due, con grande tatto, si avvicinarono al corpo di Clara, la posero su uno di quei lettini mobili e andarono in un’altra stanza che era stata precedentemente indicata dal marito.
«Mentre i nostri amici si dedicano a Clara, noi, caro Franciscus, andiamo».
Franciscu annuì semplicemente.
«Dove andate?» – chiese Kerkering.
«Franciscus – rispose immediatamente Spinoza – ha bisogno di un po’ di aria. Resterai tu con Clara. Sei il marito. È la cosa migliore».
Kerkering restò un po’ interdetto, ma non obiettò. Spinoza e Franciscus uscirono e s’incamminarono lungo la strada costeggiata da uno dei canali più grandi della città.
«Perché non ha detto nulla a Kerkering?».
«Franciscus, bisogna essere prudenti. Caute» – disse Spinoza [continua].
Giovanni Covino



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