Amsterdam 1660. Un caso spinoso per Baruch, V

Il racconto che segue ha come protagonista il filosofo Baruch Spinoza e, fatta eccezione per i riferimenti presenti nella nota preliminare (per leggere clicca qui) e le citazioni, che saranno riportate al termine del racconto stesso, tutto quello che andrete a leggere è il frutto della fantasia dell’Autore.

Se non ha letto il primo capitolo:


V.

Amsterdam, 11 settembre 1660

Avute le notizie necessarie, Baruch e Franciscus si diressero verso il luogo indicato loro da Bert. Con passo svelto, lo raggiunsero. Si trovarono dinanzi ad una casa poco curata: dall’esterno sembrava fosse un’abitazione abbandonata da anni. Spinoza di avvicinò alla porta e diede un colpo fermo. La porta venne giù e i due si trovarono in uno spazio ampio senza mobilio e con un terribile odore di muffa. Da una stanza sentirono le grida di una donna: Franciscus e Spinoza si guardarono e capirono immediatamente quello che stava succedendo. Si diressero verso la stanza ed entrarono senza perdere tempo. Lì, videro due persone armeggiare con alcuni strani mezzi che né Baruch né Franciscus avevano mai visto prima.

«Chi siete?» – disse uno dei due.

«Io – disse Franciscus – sono il padre di Clara-Marie».

I due sgranarono gli occhi, terrorizzati lasciarono quello che stavano facendo e cercarono di scappare, ma Baruch, prevedendo il loro intento, fermò la corsa e Franciscus, con un balzo felino, si avventò su uno dei due.

La donna, poverina, era su un lettino preda di terribili dolori. Pertanto Spinoza – prima di torchiarli – costrinse i due ad aiutarla. Purtroppo la terribile operazione era già stata compiuta e non c’era altro da fare che sostenere quella giovane, vittima della forza bruta di un destino che la condusse a simile terribile scelta.

Aiutata la donna, Spinoza guardò i due mascalzoni negli occhi e iniziò ad interrogarli: man mano che si procedeva, l’ipotesi della notte precedente veniva sempre più confermata.

«…noi vogliamo solo aiutare le donne a non aver il peso di un bambino, ma Clara-Marie non voleva essere aiutata».

L’accento cadde, accompagnato da uno malefico ghigno, sulla parola “peso”, rendendo ancor più squallido il loro lavoro.

«E allora?» – chiese Franciscus.

«E allora niente. Il marito, un certo Ker…».

«…Kerkering» – disse l’altro.

«Sì, esatto, questo Kerkering voleva a tutti i costi che sua moglie abortisse».

«E voi che cosa avete fatto?» – disse Spinoza.

«Nulla».

Spinoza guardò i due con aria severa. Il suo era uno sguardo raggelante. Jan e Henk compresero che non era il caso di continuare a mentire e rivelarono tutto.

Quando ebbero finito, Franciscus non aveva la forza di parlare. Kerkering, l’uomo a cui aveva affidato la cura della propria figlia, era stato l’autore di quel terribile delitto. Il desiderio portato alle estreme conseguenze aveva condotto l’uomo alla follia, la follia di dominare la vita di un’altra persona, di una donna che aveva avuto l’unica colpa di aver concepito – seguendo i due finti medici – una femmina come primogenita.

Così l’amore si trasformò in odio terribile, la vita in morte.

*** *** ***

Amsterdam, 13 settembre 1660

Erano passati due giorni dalla risoluzione del caso. Spinoza era riuscito a trovare l’assassino della sua amata Clara e anche Franciscus aveva trovato, per quanto possibile, un po’ di pace.

Quel giorno di settembre, il sole splendeva alto sulla città di Amsterdam e Baruch si apprestava ad iniziare una nuova lezione con i suoi due discepoli.

«Allora – disse Spinoza – avete riflettuto sul nostro ultimo incontro?».

«Sì, maestro» – rispose uno dei due.

«Ditemi pure».

«Comprendere la natura del bene – disse uno dei due – è compito assai arduo. Anche perché, come ripeti spesso, il bene è legato al nostro desiderio…».

«Esatto» – disse Spinoza.

«…e se il bene è legato al nostro desiderio, noi come possiamo capire se un desiderio che cresce nel nostro animo sia giusto?».

«Quello che dobbiamo fare – disse Spinoza – è vivere secondo ragione. Agire per virtù non è altro in noi che agire, vivere, conservare il proprio essere sotto la guida della ragione, e ciò sul fondamento della ricerca del proprio utile».

«Rimane pur sempre un’impresa difficile questa» – disse l’altro discepolo.

Spinoza annuì. Si soffermò ulteriormente sui concetti di bene, utile, piacere, poi concluse:

«Se, ora, la via che ho mostrato condurre a questa meta, sembra difficilissima, tuttavia essa può essere trovata. E senza dubbio dev’essere ben difficile ciò che si trova così raramente. Come potrebbe mai accadere, infatti, se la salvezza fosse a portata di mano e si potesse trovare senza grande fatica, che essa fosse trascurata quasi da tutti? Ma tutte le cose sublime sono tanto difficili quanto rare».

Giovanni Covino


Note al testo

Capitolo I

  • Franciscus Van den Enden (1602-1674) è stato un gesuita, medico, poeta, mercante d’arte, insegnante e filosofo del XVII secolo. Dopo essere stato espulso dall’ordine dei gesuiti andò ad Amsterdam, dove aprì, con grande successo, una scuola di latino. Qui studiò anche il protagonista della storia Baruch Spinoza che – secondo alcuni studiosi – fu molto influenzato dalle idee di Van den Enden. Spinoza conobbe Clara-Maria nel 1652 quando aveva 12 anni. Nel testo di F. Lenoir, Il miracolo di Spinoza (La Nave di Teseo, Milano 2023) si legge: «Spinoza raccontò sovente – scrive Colerus – che aveva una vera predilezione per lei e che aveva in mente di prenderla in moglie: sebbene […] non avesse un corpo perfetto, egli ne era tuttavia attratto per la sua acuta intelligenza e il suo non comune sapere!» (p. 33).
  • Da quanto mi è dato sapere, Clara-Maria, figlia del maestro di Spinoza, scelse davvero un uomo di nome Kerkering. L’omicidio, invece, è una finzione letteraria.

Capitolo II

  • «ogni felicità o infelicità risiede…» è una citazione tratta dal Trattato sull’emendazione dell’intelletto.
  • «Ciò che è veramente buono» è una citazione tratta dal Trattato sull’emendazione dell’intelletto.

Capitolo III

  • caute è un’espressione latina che significa “non fidarti”. È lo “slogan” che Spinoza adotta dopo l’aggressione subito da parte di un fanatico nel 1656.

Capitolo V

  • «Agire per virtù…», citazione tratta da Etica, IV, proposizione 24.
  • «Se ora la via…», capitolo V, citazione tratta da Etica, V, proposizione 42, scolio.

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Giovanni Covino, autore e curatore del blog.