Il mistero della biblioteca di Oxford, II


Se non hai letto la nota preliminare e il primo capitolo, segui i link:


II.

Lunedì, 25 marzo 1308

Quel lunedì, Giovanni Duns Scoto stava tenendo, come sempre, la sua lezione nello Studio teologico di Colonia. Erano passati molti anni dalla preghiera che a soli 10 anni aveva elevato a Dio e con la quale aveva chiesto: «dammi solo la Sapienza che siede accanto a Te, Signore. Solo questo voglio».

Dopo tanti anni di fatica, era arrivato – dopo Parigi – in un altro importante centro culturale della cristianità e quel lunedì stava spiegando alle giovani menti, assetate come lui di verità, le strade che conducevano a Dio, vertice della riflessione metafisica.

«Quando iniziamo a studiare, dobbiamo per prima cosa chiedere al Primo Principio degli esseri di concederci di credere, gustare ed esprimere quanto è gradito alla sua maestà e di innalzare la nostra mente alla sua contemplazione. Poi, possiamo iniziare a riflettere con l’intelligenza sugli esseri finiti, cogliendone l’ordine essenziale che tutti li unifica».

Gli studenti guardavano ammirati il maestro, senza dire nulla. Seguivano con la massima attenzione, alcuni con un po’ di fatica, le parole, i concetti che il filosofo andava definendo. Di tanto in tanto, si fermava e guardava i volti di ogni suo studente come a scrutare i loro animi alla ricerca di dubbi o timori.

«Se riflettiamo sugli effetti e lasciando da parte le cause intrinseche, perché essenzialmente imperfette, l’intelligenza comprende che l’ordine essenziale la conduce ad affermare una Natura assolutamente prima in tre ordini:

  • dell’efficienza;
  • della finalità;
  • dell’eminenza».

Scoto procedeva spedito e attraverso una serie di inferenze logiche procedeva nella dimostrazione: le diverse vie conducevano alla certezza dell’esistenza di un Primo Principio.

«In tutti e tre gli ordini – concluse, dopo un complesso ragionamento – giungiamo all’unica e sola conclusione: al termine del suo itinerario, la ragione umana, senza l’aiuto della rivelazione, conosce con certezza l’esistenza dell’Essere infinito, intelligente e libero, uno ed unico».

Tutti gli studenti avevano seguito il ragionamento di Scoto. E tutti erano sempre più stupiti della sottigliezza dei suoi ragionamenti perché tutti conoscevano la sua fama di filosofo e teologo, ma, soprattutto, la storia del Giovanni Scoto, il bambino tonto di Duns. Come poteva – sembravano chiedere quegli occhi stupiti – un “tonto” giungere a simili altezze intellettuali?

«Se non ci sono domande, la lezione è finita» – disse Scoto, sorridendo.

Nessuno parlò, ma, timidamente, dall’ultima fila, una mano si alzò. Scoto guardò e vide un volto paffuto che, appena ebbe gli occhi addosso della classe, divenne rosso come un peperone.

«Prego» – disse Scoto con il suo consueto garbo «Non aver timore di parlare».

«Maestro, la mia domanda non riguarda il suo eccellente ragionamento».

«Cosa allora?».

«Ho solo una curiosità. Un confratello mi ha raccontato una storia che vi riguarda, maestro…si tratta del periodo di Oxford…».

L’espressione sul volto di Scoto mutò rapidamente, ma non mostrò segni di collera o nervosismo. Si trattava, piuttosto, di una, neanche tanto celata, amarezza.

«…è vero – continuò lo studente – che siete stato accusato di aver ucciso un visto confratello?».

«Sì, è vero, ma poi dimostrai il contrario».

«Come?».

«È una vicenda che ancora rattrista molto la mia anima perché se è vero che io non commisi, per grazia divina, quel terribile peccato e altrettanto vero che qualcun altro lo fece. È questo mi addolora. Non dobbiamo mai godere delle disgrazie altrui».

«Maestro, può raccontarci cosa è successo?».

«Di solito, non ne parlo, ma voglio venire incontro alla vostra curiosità. Vista la vostra giovane età, potrebbe essere anche un insegnamento e un monito. Ebbene, ero ad Oxford per la mia formazione…».

Dopo qualche istante di silenzio, il maestro iniziò a narrare, riprendendo dalla sua memoria i ricordi di quella triste vicenda che si consumò nell’estate del 1300.

III.

Mercoledì, 27 luglio 1300

L’università di Oxford era tra i più prestigiosi centri culturali della cristianità e l’ordine francescano aveva contribuito in modo decisivo alla sua ascesa, grazie alla presenza di importanti figure quali Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone [continua].

Giovanni Covino

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