Teresio Olivelli. Cercare l’ordine nel mistero delle contraddizioni senza fine

Teresio Olivelli (Bellagio, 7 gennaio 1916 – Hersbruck, 17 gennaio 1945) è stato uno dei protagonisti della vita civile e politica dell’Italia degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, nonché espressione intellettuale di una cristianità attiva, consapevole dell’importanza del proprio ruolo in uno dei periodi più difficili della nostra recente storia. Come scrive uno dei suoi primi biografi, il filosofo Alberto Caracciolo:

«Era l’agonia di un’epoca, ma perciò appunto […] era anche un’aurora per gli spiriti forti. Dal senso dell’abisso ancora una volta la sua anima attinse la certezza, la volontà della vita, l’ansia e l’impeto irresistibile alla vita»

Teresio Olivelli, La Scuola, Brescia 1947, p. 96.

Dopo il liceo, frequentato a Vigevano, Olivelli si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del prestigioso collegio Ghislieri. Studioso attento e brillante, diventa, come dicevo, protagonista della cultura dell’epoca e cerca – come tanti in quel periodo tormentato – di calare nel proprio contesto i valori della cristianità. Scrive allo zio:

«La vita è valore, non in quanto sia prolungata nel tempo e negli anni venerabili, ma nella misura dell’altezza dell’intento soprannaturale che scaturisce» (Lettera allo zio don Rocco Invernizzi, 19 luglio 1936).

La sua dedizione incondizionata al Vangelo, questo suo “intento soprannaturale”, gli causerà non pochi problemi, sia durante il periodo di adesione al fascismo che durante la resistenza. Dalla lettura del suo Epistolario (pubblicato da Cittadella Editrice nel 2019), viene fuori il ritratto di una persona con una grande forza morale e intellettuale che pone al centro la storia, il proprio tempo alla luce di saldi principi filosofici d’ispirazione tomista, quindi cristiana.

E se la prima parte della sua esperienza civile, politica e intellettuale è contraddistinta dal tentativo di conciliare la dottrina cattolica con i principi del fascismo, la seconda è la più alta affermazione del principio-persona che ha la sua origine metafisica in Dio e che metterà definitivamente a nudo la falsità dell’ideologia fascista, già duramente criticata nel periodo di adesione (cfr. lettera allo zio del 6 marzo 1937). Questo principio metafisico guida della sua vita emerge chiaramente in una lettera del 1941:

«Eppure Lui lievita la Storia anche se impenetrabile ai nostri intenti occhi finiti di uomini, e la anima. Egli è l’ordine nel mistero delle contraddizioni senza fine» (Lettera allo zio don Rocco Invernizzi).

Nonostante le contraddizioni, le ombre, i dubbi, le tragedie l’uomo può trovare un senso: questo senso è principio di scelte, scelte faticose ma necessarie. Difatti, il passaggio alla resistenza diviene, col tempo, un dovere, una necessità morale: Olivelli comprende che l’unico modo per ristabilire l’ordine e la giustizia, nonché una pace vera e duratura si trova in un atto di “ribellione” alle ideologie fascista e nazista. Questo atto lo porterà ad un infaticabile movimento di lotta fisica, morale e intellettuale che si concluderà il 17 gennaio del 1945, quando muore difendendo un prigioniero più giovane. Molti superstiti parlano di un uomo che «dona cibo, aiuto, protezione e soprattutto conforto spirituale, specialmente ai più deboli…» (Beato Teresio Olivelli. Epistolario, Cittadella, Assisi 2019, p. 240).

È tutta qui l’esistenza di una persona: l’inspiegabile male che affligge e l’altrettanto inspiegabile bene che vince.

Giovanni Covino

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