Il lavoro di Alan Mikhail, L’ombra di Dio. Selīm il sultano, il suo Impero ottomano e la creazione del mondo moderno (Einaudi, Torino 2021), è un affascinante viaggio nell’impero ottomano del XVI secolo. Protagonista della ricerca è il sultano Selīm (1470-1520), guida dell’impero dal 1512 fino all’anno della sua morte.
La fatica di Mikhail potrebbe essere letta come una storia da una prospettiva “non occidentale” il cui scopo è quello di mostrare «l’influenza globale del potere ottomano e dell’islamismo», dell’aspetto «persino rivoluzionario del loro ruolo nella definizione del Vecchio e del Nuovo Mondo» (p. 5). L’autore è convinto che gran parte di questa storia sia stata sminuita e molte delle ricerche non siano state e non siano in grado di mostrare ciò che egli definisce un «dato di fatto»: «l’impero ottomano ha contribuito a creare il mondo moderno» (p. 5).

Dopo aver dedicato i primi capitoli alla descrizione del mondo ottomano, Mikhail mostra al lettore le imprese politico-militare di Selīm. Figlio di Bayazid II, Selīm arrivò al comando nel 1512, dopo feroci guerre: si assicurò il trono uccidendo fratelli e nipoti. Difatti, «in un impero che stabiliva la successione alla corona mettendo i fratelli gli uni contro gli altri, il fraticidio era un’eventualità più che giustificata. Dopo aver ottenuto il trono, il più forte uccideva i rivali» (p. 255). Successivamente, sconfisse il safavide Isma‛il I di Persia a Cialdiran (1514), estedendo così il dominio ottomano nell’Anatolia orientale e in Iraq, infliggendo un «colpo psicologico a dir poco devastante» ai safavidi (p. 281); conquistò, in seguito, la Siria e l’Egitto (1516-17), ponendo fine al sultanato mamelucco e al califfato-ombra abbaside che vi era connesso.
Di estremo interesse sono i rapporti (sia di amicizia che di rivalità) che l’Autore descrive tra il mondo cristiano e il mondo musulmano: per esempio, quando descrive i viaggi di Cristoforo Colombo, Mikhail non esita ad affermare che «la storia di Colombo e della sua generazione di esploratori è la storia di una crociata, di spedizioni descritte dai loro ammiragli quasi sempre in termini esplicitamente religiosi, alla stregua di contributi essenziali allo scontro globale tra le culture cristiana e islamica». Non tener conto di questo, non considerare «il senso di crociata anti-musulmana dei viaggi di Colombo», vuol dire – continua – non giungere alla «piena comprensione dei loro durevoli e importanti esiti» (p. 111).
È in questa nuova luce che, secondo l’Autore, va letta la storia del Nuovo Mondo, una nuova lettura che «offre un’alternativa all’interpretazione dominante che non riconosce all’Islam alcun ruolo nell’espansione europea verso il Nuovo Mondo» (p. 408).
Giovanni Covino